Finora non lo aveva mai detto, se non nei colloqui privati. Finora pubblicamente aveva sempre spiegato che l’alleanza con i 5 Stelle in Umbria era un esperimento non necessariamente replicabile in altre regioni e tanto meno a livello nazionale. Ma ieri, ospite di Otto e mezzo su La7 , Nicola Zingaretti ha svelato il suo piano senza timori: «È giusto vedere se Pd, M5S e le forze che sostengono il governo possano diventare un’alleanza politica stabile». E nemmeno il fatto che Luigi Di Maio freni sembra far cambiare idea al segretario del Partito democratico: «Lui ha ragione, ne abbiamo discusso».
Quindi, la seconda rivelazione sul vero contenuto del colloquio tra il presidente della Regione Lazio e il leader del Movimento 5 Stelle, lunedì scorso, in una cena: «Noi dobbiamo partire da una straordinaria e rivoluzionaria verità: M5S e Pd rappresentano il 40 %. Se allarghiamo agli altri abbiamo una potenziale alleanza che va al 47-48 %». Dunque il segretario Pd non nasconde più le proprie intenzioni: andare alle prossime elezioni politiche con i 5 Stelle. «L’Umbria è un primo esperimento, vogliamo provare a farla diventare un’alleanza? Io dico si, altrimenti torna Matteo Salvini», dice.
Il segretario è sparato per l’alleanza con i 5 Stelle, forse oggi riceverà dei no, ma in realtà l’accordo con Di Maio è fatto. È questo il motivo per cui il sistema elettorale non cambierà. Già, perché stando a tutti i sondaggi con il Rosatellum questa alleanza farà il pieno e né Zingaretti né Di Maio hanno voglia di rischiare. Perciò si continuerà a parlare di riforma e si presenterà anche un testo per una nuova legge, come da programma, ma il tacito accordo tra Pd e grillini, una volta ridisegnati i collegi, è quello di tenersi la legge vigente. Una legge, sia detto per inciso, che penalizzerebbe Italia viva di Matteo Renzi. E questo, per il Pd, è un altro buon motivo per mantenere il Rosatellum.
E che l’accordo sia saldo lo si capisce anche dalle parole di Zingaretti su Virginia Raggi. Nessun attacco frontale anche se l’emergenza rifiuti a Roma è gravissima: «Sto dando una mano non tanto alla sindaca Raggi quanto soprattutto ai cittadini romani». E così il Pd ha deciso di non colpire nemmeno il tallone d’Achille grillino.