«Ursula von der Leyen è al lavoro per preparare la nuova Commissione europea », afferma il portavoce del presidente uscente, Jean-Claude Juncker. Il giorno dopo avere ricevuto per un soffio la fiducia dell’Europarlamento, la numero uno dell’esecutivo comunitario affronta la nuova sfida: formare un team composto al 50% da donne e compattare una maggioranza che le permetta di guidare l’Europa nei prossimi cinque anni. Compito non facile per von der Leyen, che intanto ieri a Berlino si è dimessa dal ministero della Difesa dove è stata sostituita dalla leader della Cdu, Annegret Kramp-Karrenbauer.
Von der Leyen si insedierà il primo novembre, ma deve subito muoversi per formare la sua squadra entro il 31 agosto per poi passare alle audizioni e al voto del collegio davanti all’Europarlamento. Ai governi che non hanno ancora designato il proprio commissario, chiede di fornire due nomi, uno maschile e uno femminile per poter scegliere il più adatto e per arrivare al bilanciamento di genere. Al momento sono tredici su ventotto le capitali che hanno già indicato i loro rappresentanti, dei quali sei sono donne.
Oltre a von der Leyen, anche la liberale danese Margrethe Vestager che sarà suo primo vicepresidente al pari del laburista olandese Frans Timmermans, entrambi già nel team di Juncker come le confermate Mariya Gabriel (Bulgaria) e Vera Jurova (Repubblica Ceca). Estonia e Finlandia hanno designato due ex ministre di peso: Kadri Simson, e Jutta Urpilainen, in odore di succedere a Moscovici agli Affari economici, poltrona prenotata dai socialdemocratici.
Intanto von der Leyen aspetta che l’Italia risolva il contenzioso scoppiato dopo il voto di Strasburgo tra Lega e 5Stelle su chi sceglierà il commissario. Certo è che Roma avrà un buon portafoglio solo con candidati all’altezza e, come ricordava ieri il presidente dell’Europarlamento, David Sassoli, che «rispettino » il programma di von der Leyen. Insomma, uomo o donna che sia, servono curriculum impeccabile e credenziali europeiste. No a sovranisti e populisti.
Le linee guida esposte in aula martedì dalla tedesca, infatti, sono più progressiste rispetto alle politiche della Cdu, della quale è membro, e dei Popolari, la loro famiglia europea. Uno spostamento con cui ha cercato di ricompattare i Socialisti e democratici – senza riuscirci pienamente – ma che ha spaventato diversi deputati del Ppe e non è stato sufficiente a convincere i Verdi.
Proprio gli ecologisti, all’opposizione, ora saranno determinati: von der Leyen non gode di una maggioranza stabile ed europeista visto che martedì è passata con appena nove voti di scarto arrivati dai polacchi illiberali di Diritto e Giustizia e dal Movimento 5 Stelle. Ecco perché gli ambientalisti saranno decisivi per far passare i provvedimenti della nuova Commissione, specialmente quelli centrali su rivoluzione ecologica e politiche sociali.
Posizione di forza ieri fiutata dal loro capogruppo, Philippe Lambert, che intervistato da Le Soir per entrare in una coalizione tutta pro Ue ha chiesto 4 commissari europei.