L’essere umano abita lì: uno spazio al confine tra il naturale e l’artificiale, fatto di osservazione e manipolazioni sempre più spinte dell’ambiente e anche di se stesso. Tanta potenza d’azione gli ha consentito di raggiungere traguardi impensabili, ma richiede una riflessione continua, come individui e come membri di una comunità, sul suo utilizzo. «NatureTech: il sottile confine fra biologico e biotecnologico» è il tema della settima edizione di Trieste Next, il grande festival della ricerca scientifica.
«Quella tra natura e tecnologia è una dicotomia che per certi versi non ha senso, ma che dovrebbe comunque essere oggetto di riflessione», spiega Antonio Maconi, direttore di Trieste Next, la manifestazione promossa da Comune di Trieste, Università di Trieste, ItalyPost, Area Science Park e Icgeb. «I detrattori della tecnologia invocano uno stato di natura che semplicemente non c’è: la nostra civiltà è frutto del costante avanzamento scientifico e tecnologico. Ma parimenti errata è l’incondizionata fiducia nelle applicazioni della ricerca». E, comunque, non si può prescindere dalle macchine, dall’Intelligenza Artificiale e dalle biotecnologie, con le quali intrecciamo la nostra innata curiosità e il nostro bisogno di innovazione.
La riflessione e la società. Grazie all’«editing genetico», per esempio, agiamo sul nostro Dna, oltre che su quello di piante e animali. Il cosiddetto «taglia e cuci» è uno strumento potentissimo e sono in molti ad essere convinti che potrebbe aiutarci ad accrescere i nostri poteri cognitivi, insieme con protesi bioniche e cibernetiche. Qui, come altrove, nel programma del festival che va dalla robotica all’agricoltura, dalla medicina all’arte, si pone un problema di discriminazione tra chi potrà avere accesso a cure e miglioramenti e chi ne verrà escluso. E c’è chi teme scenari futuri di discriminazione genetica alla «Gattaca» (uno dei film proiettati e discussi a Trieste).
«Credo che interrogarsi sulle questioni bioetiche sia fondamentale e non si debba attendere la realizzazione delle applicazioni più controverse del sapere scientifico – sottolinea Maconi -. Ma fin dove spingersi? E quando fermarsi? La risposta è fornire ai cittadini gli strumenti concettuali per capire cosa viviamo e per formarsi opinioni consapevoli e complesse. Solo così si può aspirare a quell’ampio consenso sociale che dovrebbe guidare la ricerca su tematiche anche delicate, affinché l’applicazione della scienza non sia fonte di sofferenza o di nuove diseguaglianze, ma promuova il benessere di tutti».
L’inclusione scientifica. I cittadini informati sono, inoltre, garanzia di sostegno alla ricerca che, come la storia insegna, non sempre ha avuto la capacità di comunicare sé stessa. «E ciò ha dato origine a timori e paure – aggiunge Maconi -, evitabili solo con la conoscenza e il contatto diretto e non filtrato con lo scienziato, che è uno degli obiettivi di Trieste Next». Qui, infatti, la scienza scende in piazza, con laboratori, prove pratiche, incontri informali.
È la scarsa considerazione che l’Italia ha per la scienza ad aver fatto maturare negli organizzatori la convinzione che «occorra andare oltre la comunicazione scientifica e puntare sull’inclusione scientifica, esattamente come si fa nei contesti marginali, dove oggi sembra essere relegata la scienza. Forse, così, combatteremo la mancanza di fiducia delle persone e – dice Maconi – la scarsa capacità di troppi di distinguere quanto è scienza da quanto non lo è, quanto è supportato da evidenze da quanto è oggetto di fede».
Elogio dell’errore. Non mancheranno a Trieste Next momenti di riflessione sul progresso della scienza, che – si sa – si fonda su un metodo e sul consenso della comunità di studiosi. In altre parole, un po’ come accade in democrazia, non c’è alcuna autorità centrale che può decidere: «Favorire il dibattito aperto e critico è stato il filo conduttore delle edizioni del festival. Per promuovere un corretto atteggiamento verso la scienza, oggi anche in funzione antibufale, occorre spiegarne il funzionamento e dire che si tratta di un processo – osserva Maconi -: interrogare la natura ci consente di avere risposte valide fino a prova contraria. Nessuno è infallibile e nella scienza, sbagliando, si progredisce».
Le imprese e il territorio. La conoscenza è sempre stata motore di evoluzione e crescita. Fin da quando si chiamava «Salone della ricerca e del trasferimento tecnologico» Trieste Next ha avuto come obiettivo quello di favorire i contatti tra attori diversi, facendo incontrare competenze scientifiche e imprenditoriali. Non solo nell’ottica di creare nuove forme di collaborazione tra accademia e imprese, ma enfatizzando l’importanza della ricerca applicata per le piccole e medie imprese. Sono loro il motore economico dell’Italia.
*Tutto Scienze, 26 settembre 2018