«Il turismo industriale rappresenta un mercato potenzialmente interessante», commenta Antonio Maconi: il curatore di Open Factory, la giornata di porte aperte che coinvolge una cinquantina di aziende italiane domenica 24 novembre, testimonia la portata di questa tendenza: «La nostra è un’iniziativa nata 5 anni fa in Triveneto per raccontare le eccellenze del territorio, spesso sconosciute anche a chi ci abita vicino. L’anno scorso ci siamo allargati in tutta Italia registrando 20mila presenze e quest’anno ci aspettiamo un aumento di un migliaio di unità. Certo, le aziende fanno altro e per alcune di loro la preparazione a questo evento, per esempio in termini di messa in sicurezza e di logistica della produzione, è durata mesi».
Open Factory sold out
Sono un centinaio gli stabilimenti che si sono candidati, poi selezionati da Open Factory soprattutto in base a criteri di apertura e fruibilità. «Per il futuro stiamo pensando a percorsi condivisi anche con la rete di Museimpresa e con le iniziative simili di Manifatture Aperte in Piemonte e Lombardia (il 29 e 30 novembre è il turno di Milano e delle sue “botteghe”, ndr)», continua Maconi, che racconta anche come le richieste del pubblico abbiano spinto molti marchi ad aumentare il numero dei tour. È il caso di Carraro, Saib, Zordan, Draxton, Orsero, Davines, Snam, Lima Corporate e Lapalma. «E per gli aeroporti, di Treviso, Verona, Venezia, Bergamo, che fanno accedere a luoghi normalmente off limits, le possibilità di visita sono andate esaurite in 4 minuti», continua Maconi.
«Noi non siamo un’agenzia di viaggio», sottolinea il curatore di Open Factory: «Se c’è interesse devono essere i tour operator a costruire percorsi ad hoc».
Ratti e la storia della seta
Tra le aziende che il 24 novembre hanno registrato sold out, ospitando circa 400 visitatori, c’è la storica Ratti di Guanzate (Como), dal 1945 attiva nella produzione di tessuti stampati, in particolare di seta. Apre il proprio archivio, il reparto creativo e quello produttivo, compresa tessitura e stamperia, con i dipendenti a fare da guide. Per impostazione “filosofica” organizza già da tempo visite guidate per scuole e università e ha molte richieste da diversi gruppi. Per evaderle ha una persona dedicata, un pensionato che dà una mano. Tutto è fatto a titolo gratuito, ma non è detto che in futuro, se l’interesse dovesse aumentare, fanno sapere dall’azienda, questo non potrebbe trasformarsi in piccolo business.
Un’acciaieria aperta
Per la prima volta un’acciaieria partecipa a Open Factory: la Abs-Acciaierie Bertoli Safau di Pozzuolo del Friuli (Udine) è già in overbooking per 335 persone che vedranno le linee produttive uscire dai forni fusori attraverso i processi di forgiatura e laminazione e potranno dare una sbirciata alla rotoforgia «già premio innovazione 2018 per l’azienda», racconta la responsabile della comunicazione Federica Maion. «Riceviamo già visite: è impegnativo dal punto di vista dell’organizzazione della sicurezza e del lavoro. Ma aprirsi per noi vuol dire prima di tutto comunicare con la comunità in cui siamo inseriti», continua. Chi si aspetta di vedere svelati i segreti di un altoforno come quello che riempie i titoli dei giornali in questi giorni con la vicenda ex Ilva, è fuoristrada: la Abs è un’acciaieria a forno elettrico. Fonde il rottame per produrre nuovo acciaio. E recupera gli scarti di produzione che vanno a finire nell’asfalto e nell’edilizia.
*Il Sole 24 Ore, 23 novembre 2019