Produrre vino rende. In un anno, come il 2018, in cui il fatturato medio delle industrie manifatturiere è calato del 7,2% e anche quello delle imprese alimentari è diminuito del 4,6%, le società vitivincole in Italia hanno visto i loro affari crescere del 7,5%. Una controtendenza interessante, confermata anche dalla crescita dell’occupazione nel settore (+3,7%) e degli investimenti (addirittura +25,9%). È una fotografia in salute, quella scattata dall’annuale rapporto dell’Area Studi di Mediobanca sul settore del vino in Italia. Alla vigilia della 53esima edizione del Vinitaly, che aprirà i battenti domenica a Verona e che si preannuncia come il più grande di sempre – con oltre 100mila metri quadri di esposizione e 16mila etichette in vetrina -, il made in Italy del vino mostra di non sentire la crisi.
A sorpresa, buona parte del merito questa volta è della domanda interna, stagnante per quasi tutti i comparti ma non per il vino, le cui vendite in Italia l’anno scorso sono aumentate del 9,9%, più dell’export (cresciuto del 5,3%). Ed è proprio grazie ai consumi interni che il maggior sviluppo nel fatturato lo registrano le cantine cooperative, che a fine 2018 hanno raggiunto la cifra record di 5,2 miliardi di euro di fatturato (+9,2%), pari al 40% di tutto il giro d’affari del vino nazionale. In tutto in Italia ce ne sono 480, che riuniscono 141mila soci, occupano 9mila addetti e producono il 58% del vino italiano. Non solo: secondo i dati di Mediobanca sono 8 le cooperative con fatturati superiori a 100 milioni di euro, di cui ben quattro occupano la top ten delle più grandi società vinicole italiane: una in particolare, Cantine Riunite-Giv, con 615 milioni di euro di ricavi nel 2018 si conferma ancora una volta la più grande azienda del vino italiana.
Al pari del primo posto, anche il resto della top ten Mediobanca sulle più grandi cantine del nostro Paese non ha subito forti scossoni, ma solo qualche piccolo riposizionamento rispetto all’edizione 2018: al secondo posto Caviro (330 milioni di fatturato, +8,6% rispetto al 2017), al terzo Antinori (230 milioni), quindi Fratelli Martini passata dalla quinta alla quarta posizione, poi Zonin (202 milioni), Botter che scala due posizioni e diventa sesta (con 195 milioni e una crescita del fatturato dell’8,3%), seguita da Cavit, Mezzacorona, Enoitalia e al decimo posto Santa Margherita. Dieci società hanno realizzato nel 2018 un aumento dei ricavi a due cifre: Cantine Ermes, che passa da 63 a 85 milioni (+34,2%), è l’azienda vinicola cresciuta di più.
Quanto a redditività, invece, anche per il 2018 le società toscane e venete sono in testa, con Antinori al 25% degli utili rispetto al fatturato, Santa Margherita al 17%, Frescobaldi al 16,7% e Masi all’11%. Complessivamente le società piemontesi battono la concorrenza, soprattutto sotto il profilo reddituale (Roi all’8,6% contro il 6,6% nazionale); le cantine toscane in compenso sono patrimonialmente più solide (debiti finanziari al 37% dei mezzi propri, contro una media nazionale 69,4%) e più vocate all’export (63% contro 52%).