«La strada per la mobilità elettrica è già tracciata, ma noi siamo in grave ritardo». È il grido d’allarme lanciato ieri, a palazzo Chiericati, da Maurizio Stirpe, vicepresidente di Confindustria. Il tema è stato affrontato nell’incontro “L’auto e la nuova industria della mobilità”, nell’ambito del Festival Città Impresa. «La strada dell’elettrico è già tracciata – ha sottolineato Stirpe, egli stesso titolare di un’azienda produttrice di componenti per auto -, ma noi non la vivremo da protagonisti, siamo in grande ritardo, basti pensare che tutte le batterie per i veicoli elettrici oggi vengono prodotte in Cina e in Corea». Le trasformazioni del settore porteranno a cambiamenti importanti. «Tutto questo porterà ad un processo di destrutturazione della filiera produttiva e ad una sua ricomposizione, con alleanze di tipo industriale», ha spiegato il vicepresidente nazionale degli Industriali. Se vogliamo affrontare i cambiamenti nell’industria dell’auto, serve un sistema di formazione continua. Il nostro Paese, però, non si pone il problema. Non esiste una politica industriale, non c’è un sistema che assicuri un clima favorevole allo sviluppo delle imprese».
«La svolta verso l’elettrico si è avuta nel 2015, con il Dieselgate – ha osservato Giuseppe Berta, docente di storia dell’economia all’Università Bocconi -. Non sappiamo quale sarà il ritorno di tutto questo. Il nostro Paese è silente; le conseguenze ci saranno, faremmo bene a pensarci in fretta». «La strada è stata intrapresa – concorda Giampiero Castano, già responsabile dell’Unità di gestione delle vertenze del ministero dello sviluppo economico -, ma i problemi saranno rappresentati dalle città, dalle infrastrutture, dalla gestione di questi nuovi veicoli in termini di servizi. Su questo si riflette ancora poco». «L’unione dell’alta tecnologia e della creatività con lo stile e il design sarà una delle chiavi per il futuro della manifattura in questo Paese», ha specificato il presidente di Federmeccanica Alberto Dal Poz. «In alcuni Stati europei, l’auto elettrica verrebbe ricaricata, alle colonnine, con energia prodotta dalle centrali a carbone – ha commentato il presidente del Clepa Roberto Vavassori -. Una cosa su cui possiamo puntare sono invece i rifiuti, ad esempio, sulla possibilità di convertirli per avere energia pulita per le nostre auto».
*Il Giornale di Vicenza, 30 marzo 2019