L’ultimo giorno di lavoro per la politica prima del rompete le righe estivo coincide col compleanno del premier Giuseppe Conte, celebrato con una conferenza stampa da consuntivo di “fine anno”. Mentre fuori da Palazzo Chigi esplode la protesta dei Comuni « scippati » col Milleproroghe dai fondi per le periferie. Dentro, nel vertice di governo sulla manovra 2019, è battaglia sull’aumento dell’Iva. E la riunione si conclude con il monito del capo dell’esecutivo Conte rivolto ai suoi due vice: «Guardate che per realizzare Flat Tax e reddito di cittadinanza ci serviranno cinque anni » .
Come dire, inutile forzare la mano e pretendere tutto adesso. Intanto, scatta il colpo di spugna sul bonus degli 80 euro per utilizzare i 9 miliardi per tagliare l’Irpef. « L’Iva? Non si tocca, chi sostiene il contrario racconta balle » , taglia corto soddisfatto Matteo Salvini mentre si allontana dalla Presidenza del Consiglio a sera inoltrata. E come lui, una volta tanto concordi, Luigi Di Maio: « Non aumenterà » . È appena terminato anche l’ultimo consiglio dei ministri della stagione che ha partorito nuove nomine, tra le quali quella del nuovo vertice dell’Agenzia delle entrate, il generale della Guardia di Finanza Antonio Maggiore. Sulla Rai invece la situazione resta in stallo, la Lega tiene il punto su Foa alla presidenza, per ora. Scintille dunque proprio sull’Iva, nel vertice pre-consiglio al quale hanno partecipato, col premier e i suoi due vice, anche il ministro dell’Economia Tria e alcuni colleghi tra i quali Erika Stefani degli Affari Regionali e la titolare del Sud Barbara Lezzi.
Ecco, è stato il responsabile di via XX Settembre Tria a ipotizzare un aumento “ selettivo” per alcuni prodotti Iva, per far fronte alle pesanti richieste dei due leader di partito. Il sottosegretario Giancarlo Giorgetti a porte chiuse è possibilista, il fine giustificherebbe il mezzo «e poi l’Ue ci chiede di incidere sulla tassazione indiretta » . Per il duo Di Maio-Salvini non se ne deve parlare: « La prima manovra del governo del cambiamento non può essere segnata dall’aumento dell’Iva » . Capitolo, per loro, chiuso.
Ma nella manovra che supererà i 20 miliardi, Salvini pretende che ci sia almeno un “ accenno” di Flat tax e che si intervenga in qualche modo sulla Fornero: i due must della sua campagna elettorale. Il disco verde lo ottiene solo sul raggiungimento della cosiddetta “quota 100” in un ritocco del sistema pensionistico, ma non certo sulla cancellazione tout court della riforma che avrebbe costi spropositati tali da far saltare tutti o conti, come gli è stato fatto notare. Quanto alla Flat tax, ci si limiterà ad ampliare i regimi forfettari già esistenti per microimprese e professionisti.
Mentre non viene escluso dal ministro Tria un primo taglio e riduzione delle aliquote Irpef che potrebbe essere finanziato con i 9 miliardi del bonus 80 euro di Renzi che il ministro dell’Economia ieri al Sole 24 Ore ha detto di voler cancellare. Di Maio non può restare a guardare, pretende una « introduzione del reddito di cittadinanza», come ripete ai colleghi di governo. E a poco serve il monito di Conte («Servono cinque anni»). «I soldi ci sono» sostiene il ministro del Lavoro che ha già annunciato una proposta di legge da presentare alla ripresa. Tria per il momento può concedere in realtà solo un’estenzione del budget e della platea del Reddito di inclusione già introdotto dal governo Renzi. Niente di più.
La coperta è stretta per tutti. E a farne le spese anche i ministri presentatisi al pre consiglio per battere cassa. Invano. Il generale agosto e il timore dello spread impone al governo di rassicurare i mercati e rientrare nell’alveo di una manovra più “ tradizionale”. Anche perché all’appello mancano più di 20 miliardi e il deficit tendenziale 2019 (cioè in assenza di interventi), come ha detto ieri il ministro dell’Economia Giovanni Tria, corre verso l’1,2 per cento che sommato alle risorse per sterilizzare l’Iva sale all’ 1,9 per cento. Da qui la necessità di una manovra « seria e rigorosa», come l’ha definita il premier Conte incontrando i giornalisti, e anche di impostare un negoziato con Bruxelles senza essere «scriteriati». Il proposito di sfondare il tetto del 3 per cento per ora è accantonato. Il Consiglio dei ministri ha anche approvato l’autorizzazione ad assumere 57.322 insegnanti già da questo anno scolastico per i posti vacanti.
Dunque si riparte dalle coperture e ieri Conte, Tria e anche Di Maio hanno rilanciato due strumenti tradizionali: spending review e taglio delle tax expenditures.