Senza rompere la solidarietà atlantica e quella europea il Governo italiano è determinato a proseguire e rafforzare la partnership strategica con la Cina. Lo stesso premier, Giuseppe Conte ha annunciato ieri di essere pronto ad andare in Cina in aprile per il secondo forum sull’iniziativa Belt and Road (Bri) ossia la nuova Via della Seta, megaprogetto che coinvolge oltre 80 Paesi in Asia, Europa ed Africa destinato a mobilitare investimenti per circa 900 miliardi di euro.
«Naturalmente anche con gli Usa il dialogo è costante su un dossier così strategico – ha chiarito Conte – ci confrontiamo continuamente; il fatto di essere collocati comodamente nell’Alleanza Atlantica non ci impedisce però di fare scelte economiche e commerciali con la Cina per avere maggiori opportunità».
Anche il sottosegretario al Mise, Michele Geraci, costante interlocutore delle autorità cinesi, si è sentito di «assicurare i nostri amici alleati americani ed europei che il memorandum of understanding che noi dovremmo firmare a marzo è esattamente in linea con le best-practicesche utilizziamo in occidente come trasparenza, apertura, scambio di informazioni di dati; cerchiamo di avvicinare la Cina agli standard occidentali».
Delle preoccupazioni europee ed americane si sono fatti interpreti negli ultimi giorni Quirinale, Farnesina e la Lega con tutti i rischi di trasformare anche questo dossier in un nuovo caso Tav. Tuttavia alla fine il Memorandum of understanding che il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio firmerà con il suo omologo cinese il 23 marzo a Roma nel quadro della visita di Stato del presidente cinese Xi Jinping in Italia terrà conto delle osservazioni di Washington e Bruxelles. La premessa del Mou stabilisce che il Governo italiano «è interessato a tutte le iniziative dirette a sviluppare infrastrutture per la connettività euro-asiatica, quale volano per la crescita economica e lo sviluppo sostenibile». L’Italia si dice disponibile alla collaborazione nel quadro Belt and Road (Bri), così come alla collaborazione con le altre iniziative in fase di sviluppo in Asia ed in Europa. Ma si precisa che «l’interesse e la partecipazione italiana sono e saranno in linea con i criteri e i principi condivisi in quadro Ue, al cui sviluppo l’Italia ha contribuito». Il Memorandum negoziato con i cinesi – fanno osservare fonti governative – non costituisce un accordo internazionale ma fissa «coordinate di riferimento per un auspicato impegno congiunto a favore della connettività euro-asiatica, nell’interesse delle Parti e nel rispetto delle normative nazionali, europee ed internazionali». Il testo, su richiesta italiana, imposta infatti questa collaborazione sulla base dei principi, cari alla Ue, di trasparenza, sostenibilità finanziaria ed ambientale.
Il Mou rappresenta solo una cornice legale entro la quale verranno poi negoziati accordi specifici. Il 22 marzo, sempre a Roma, Italia e Cina firmeranno anche accordi quadro su vari settori (alcuni in via di finalizzazione) come gli investimenti cinesi nel Porto di Trieste (Washington avrebbe preferito gli investitori ungheresi) e l’ulteriore collaborazione tra le compagnie elettriche: la State Grid Corporation con il 35% di azioni di Reti in Cassa depositi e prestiti controlla già il 29,8% di Terna. Anche nel settore della difesa potrebbero essere firmati accordi con Leonardo Finmeccanica ma su questi ultimi non vi sarebbero ancora conferme.
Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, sulle «pressioni esterne», in particolare dagli Usa ha spiegato ieri che «storicamente, l’Italia è stata una fermata della Via della seta. Diamo il benvenuto all’Italia e ad altri Paesi europei che prendono parte attiva alla Belt and Road Initiative».
Nel frattempo il presidente Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping potrebbero incontrarsi questo mese o il prossimo secondo il consigliere economico della Casa Bianca, Larry Kudlow anche se una data ancora c’è. «Ci sarà una grande impennata dei mercati con l’accordo con la Cina, ma non firmerò se non sarà una grande intesa» ha detto ieri Donald Trump parlando con i giornalisti.