Il Reddito di cittadinanza è una misura a rubinetto: se i soldi finiscono, si rifanno i calcoli e tutti prendono meno ( comprese le pensioni di cittadinanza). La versione ormai quasi definitiva del decreto legge che istituisce il sussidio anti povertà e l’anticipo pensionistico con Quota 100 lo dice chiaramente all’articolo 12 comma 6. « In caso di esaurimento delle risorse » – 6,11 miliardi nel 2019, 7,75 miliardi nel 2020, 8 miliardi nel 2021, 7,84 miliardi dal 2022 un decreto interministeriale (Economia e Lavoro) «entro 30 giorni» dalla fine dei soldi «ristabilisce la compatibilità finanziaria mediante rimodulazione dell’ammontare del beneficio » . Nel frattempo « nuove domande e erogazioni sono sospese » . E quando si riparte, da quel momento in avanti tutti incassano meno: chi prima aveva 500 euro al mese potrebbe scendere a 300.
Il governo sembra così tutelarsi dall’arrivo di richieste superiori a quanto prevedono le relazioni tecniche: un milione e 400 mila famiglie in povertà assoluta, di cui il 14% sopra i 5 componenti e il 27% di single. Di qui la clausola di salvaguardia anti-sforamento del deficit, faticosamente portato al 2% rispetto al Pil dal 2,4%, dopo la trattativa con Bruxelles.
Gli assegni
Ecco dunque che la somma messa ogni mese dall’Inps sulla Carta Acquisti può cambiare. In teoria, il Reddito di cittadinanza – che il decreto abbrevia in RdC – va da un minimo di 500 euro a un massimo di 1.050 euro, se la famiglia vive in casa di proprietà, senza mutuo. Sale a 650- 1.200 euro, in presenza di mutuo. E a 780- 1.330 euro, se in affitto. Il RdC è un’integrazione al reddito: si incassa la differenza tra quanto già si guadagna e un tetto calcolato in base alla numerosità della famiglia, secondo una scala di equivalenza.
I requisiti
Per avere il RdC si deve fare domanda, a partire da marzo, alle Poste o ai Caf. Il modulo lo predispone l’Inps. Mentire sui requisiti con dolo ( per truffare lo Stato) comporta la reclusione da 1 a 6 anni, oltre alla decadenza del beneficio e alla restituzione del dovuto. Attenti dunque a bluffare sull’Isee (fino a 9.360 euro), sul reddito familiare (fino a 6 mila euro annui per i proprietari di casa, 9.360 euro se in affitto), sul possesso di altri immobili (fino a 30 mila euro), sugli investimenti o i soldi sul conto corrente (da 6 mila a 10 mila euro), su auto, moto e barche ( solo vecchi acquisti e poco potenti). Fino al 31 marzo è ancora in vigore il Rei, il Reddito di inclusione. Dal primo aprile arriva il RdC.
I Patti
Chi beneficia del RdC e i suoi familiari in grado di lavorare devono sottoscrivere il Patto per il lavoro presso i Centri per l’impiego. Si impegnano a seguire percorsi di formazione o riqualificazione, indirizzati da un tutor (il famoso “ navigator”: se ne prevedono 30 mila da assumere in un triennio, stanziati 500 milioni). Devono poi accettare almeno una delle tre offerte di lavoro proposte per non perdere l’assegno. Il RdC dura 18 mesi. Dopo un mese di pausa può essere rinnovato. Chi non è in grado di lavorare, sottoscrive il Patto per l’inclusione sociale presso i Comuni.
La card
Il RdC viene caricato su un bancomat distribuito dalle Poste. Non si può usare per il gioco d’azzardo. Dà diritto a sconti sulle tariffe di gas e luce. Non può essere ritirato tutto in contanti: solo 100 euro al mese per un single, 140 per la coppia, 180 euro per una famiglia di 4, al massimo 210 euro per nuclei numerosi. Chi lo percepisce deve svolgere almeno 8 ore di “progetti per la collettività” proposti dal Comune.
Le offerte di lavoro
Le imprese comunicano al portale Internet del RdC i posti vacanti, ma non c’è un obbligo. Quelle che assumono a tempo indeterminato un beneficiario e non lo licenziano per 2 anni ottengono uno sgravio contributivo pari alle mensilità residue di RdC, minimo 5- 6 e massimo 18- 19. Se l’assunzione è veicolata da Agenzie del lavoro o Enti di formazione il beneficio si divide al 50%. Chi avvia un’attività autonoma entro i primi 12 mesi di RdC riceve 6 mensilità di bonus. Solo per il 2019, il RdC si somma all’assegno di ricollocazione residuato dal Jobs Act. Una chance in più per trovare un posto.
Quota 100
Chi ha almeno 62 anni di età e 38 di contributi può andare in pensione. Quota 100 entra in vigore col decreto e dura tre anni: 2019- 2021. Prime uscite ad aprile per i dipendenti privati ( la finestra tra requisiti e uscita è sempre di 3 mesi). A luglio per i pubblici (finestra di 6 mesi), ma il ministro Bongiorno spinge per ottobre. La liquidazione degli statali può essere anticipata subito dalle banche, anziché aspettare i 67 anni: con gli interessi però a carico dei “ quotisti”, a meno che il governo non riesca a finanziarli. Le aziende possono, in accordo con i sindacati, anticipare di 3 anni quota 100 versando i contributi a chi ha 59 anni tramite i Fondi di solidarietà bilaterali. Arriva anche la pace contributiva, con sgravi fiscali per chi copre fino a 5 anni di “ buchi”.