Gli avevano dato dell’utopista. Lorenzo Sassoli de Bianchi è stato il primo a portare il latte di soia sugli scaffali dei supermercati italiani, con il marchio Valsoia. Era il 1990 e il boom del benessere a tavola era lontano. Lui, laurea in medicina, spirito imprenditoriale e visionario, ci aveva visto giusto. «Il mio obiettivo era occuparmi di quella che chiamo “ecologia della persona” — spiega il presidente di un’azienda solida, che fattura 111,9 milioni di euro e ha un utile netto di 6,9 milioni —. Perché la soia? È una materia prima duttile che rispondeva a due fenomeni del tempo: la crescita delle intolleranze alimentari e la necessità di abbassare il colesterolo nel sangue».
Proprio lo slogan «No al colesterolo, sì a Valsoia» è rimasto nella storia non solo dell’azienda, ma anche della pubblicità italiana. Una bella soddisfazione per Sassoli de Bianchi, da sempre convinto che «i due pilastri dell’impresa siano la ricerca scientifica e la comunicazione. Abbiamo aperto un mercato che non esisteva: spiegare il prodotto al consumatore era fondamentale. Ancora oggi investiamo in comunicazione il 10% del fatturato».
Valsoia è stata la prima, ma ora, solo in Italia, si può scegliere tra 19 tipi di latte di soia. Di versificare è stato importante. Così, da offerta di nicchia, quella degli inizi, l’azienda ha ampliato l’offerta a un sistema alimentare completo. Anche grazie a una serie di acquisizioni, come quella delle marmellate Santa Rosa, nel 2011, e dei dolcificanti Diete.tic nel 2017. E dopo un altro passo importante, la quotazione in Borsa nel 2006, Valsoia è ora entrata in una nuova fase, che il presidente chiama «ipersalutista» e che si concentra su due business: gli integratori e i prodotti a base di leguminose. «Il primo aprile lanceremo in farmacia l’integratore Bluenyx, un complemento alimentare vegetale che aiuta a migliorare il sonno, un problema che ha il 45% degli italiani — racconta Sassoli de Bianchi —. È un prodotto innovativo: liquido e monodose. Nella grande distribuzione porteremo invece altri prodotti vegetali, come latte e yogurt a base di legumi, come i piselli».
L’azienda bolognese, che oggi ha 150 dipendenti, produce tutto in Italia, con soia al 100% non geneticamente modificata e controlla scrupolosamente tutta la filiera. Presidiato il mercato italiano, l’export è diventato un osservato speciale: oggi vale il 6% del fatturato ma cresce a doppia cifra, tra Europa e America. Negli Stati Uniti, per esempio, spopola il gelato alla soia, il bestseller assoluto del l’azienda. «Negli Usa c’erano molti prodotti vegetali, noi abbiamo portato il cono “italia no”», ricorda il presidente, che detiene il 60% delle azioni. In futuro che cosa accadrà? «Penso a Valsoia come una public company, con un azionariato articolato, tra cui anche la famiglia, se lo vorrà — dice Sassoli de Bianchi —. Vorrei che mantenesse la sua identità, che è molto forte. Ogni anno, da sempre, reinvestiamo il 50% degli utili: questa azienda è nata come un organismo, deve continuare a camminare sulle sue gambe».
L’Economia 15 marzo 2019