Lo studio di fattibilità è già pronto. Deve essere definito, precisato, migliorato, ma l’operazione olimpica che prevede la candidatura di Milano/Torino per i Giochi invernali del 2026 è decollata. Basta leggere la lettera del Coni al Cio, mixando prudenza, diplomazia, massì anche il giusto azzardo. Al Coni conoscono le abitudini del Cio a Losanna, sanno bene quando gli uffici aprono e chiudono, è Pasqua, tendenza a lunghi weekend, e il 31 marzo è una scadenza olimpica, entro la quale il Coni doveva dare un segnale per un’eventuale candidatura di una città italiana. Eccolo: «Il Coni indica la candidatura della città Milano/Torino per le Olimpiadi invernali 2026». Magia diplomatica di Giovanni Malagò e dei suoi collaboratori che hanno trasformato Milano & Torino in «una città». Così si fa, perché così vuole il Cio che esaminerà la candidatura di una sola città olimpica, e questa sarà Milano con il sostegno decisivo di Torino che ha già dato una grande prova olimpica nel 2006. Continua la lettera al Cio: «Il Coni ha manifestato questo intendimento in ottemperanza alla scadenza formale indicata dal Cio, informando di voler proseguire nella fase di dialogo già avviata nei mesi scorsi in seguito all’invito del Cio ricevuto il 29 settembre 2019». Anche il Veneto si muove, candidando Cortina (e il Coni ha girato la richiesta al Cio).
La lettera, pesata in ogni parola, perché soddisfare le esigenze e le voglie olimpiche di Milano e Torino non è affatto facile, affronta anche il caso più spinoso, un punto interrogativo grosso come una… Olimpiade: «Il Coni resta in attesa del nuovo governo spiegando che sarà il Cio a decidere quale sarà la città candidata». Capito? Non è il Coni a scegliere e decidere, no sarà il Cio secondo il dettato della carta olimpica. E poi chi sarà a governare? Qui si brancola nel buio, inutile adesso fare previsioni. E la storia dell’Olimpiade e delle sue candidature ha due buchi neri dal punto di vista politico: la candidatura di Roma all’Olimpiade 2020, sostenuta allora dal Coni di Gianni Petrucci, fu bocciata da Mario Monti. Quella sempre di Roma, per i Giochi 2024, lanciata dal Coni di Malagò, ha trovato l’astiosa ostruzione della sindaca di Roma Raggi con tutti i 5 Stelle schierati. Malagò non intende restare con il fiammifero in mano e aspetta l’ok del futuro governo per andare avanti.
Manca solo quello, e non è poco. Il dialogo tra Coni, Sala e Appendino c’è da tempo. Se non si alimenteranno ulteriori tensioni, sempre dietro l’angolo, si può creare la città olimpica Milano/Torino. Sala due giorni fa ha mandato una lettera al Coni (dopo mesi di dialogo riservato ma costruttivo) dove esprime tutto l’interesse di Milano verso i Giochi invernali: la verità è che c’è già un piano. Anche se anche ieri ha ribadito «nessun asse con Torino». Il progetto di Milano prevede lo svolgimento di gare (salto, bob, slittino e skeleton) proprio negli impianti del comprensorio olimpico torinese. Appendino si è affrettata a dire: «Prendiamo atto, con soddisfazione, della lettera del Coni che permetterà a Torino di accedere alla fase di dialogo con il Cio».
Ci si può sbilanciare: Milano sa che avrà l’Olimpiade dialogando, così come Torino è consapevole che da sola non avrà una seconda Olimpiade invernale. Anche perché il Cio sceglierà la città olimpica del 2026 a Milano e dovrà cambiare la carta olimpica per assegnare i Giochi a una città italiana: lo farà solo se Milano avrà risolto i problemi con Torino e presentato un eccellente piano olimpico. Che prevede gare e partnership con Torino. Chiaro no? Per niente se non ci sarà (presto) un governo pro Olimpiade.