Tornano le voci di una possibile fusione tra due colossi bancari come Unicredit e la francese Sociéte Générale, un’integrazione che darebbe vita a un gigante europeo del credito. È il Financial Times a rilanciare lo scenario con un articolo nel quale si svela che l’amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier, francese e peraltro già a capo dell’investment banking di SocGen, stia da mesi considerando la fusione, che sarebbe peraltro la prima integrazione tra banche europee sotto la vigilanza unica della Bce, anche se «non è stato compiuto alcun approccio formale in direzione Parigi» scrive il quotidiano della city.
Anche dal fronte francese starebbero valutando la fattibilità dell’operazione, continua il Ft. Ma proprio le regole stringenti della Vigilanza Bce guidata da Danièle Nouy — banchiera centrale anche lei francese — sarebbero tra le difficoltà tecniche maggiori per l’operazione. Servirebbe molto capitale in più e poi si creerebbe un colosso enorme dal punto di vista sistemico, davvero «too big to fail».
A rendere inoltre più complesso lo scenario si inserisce la recente volatilità politica italiana e quindi l’arrivo di un governo Lega-M5S, che ha creato innanzitutto un tema di valorizzazioni: nelle ultime settimane Unicredit è stata travolta dalle vendite insieme con l’intera Borsa italiana e ha perso in tre settimane quasi il 20% arrivando a capitalizzare 32 miliardi di euro. Anche SocGen ha perso il 10% e oggi vale 30,2 miliardi. Dal punto di vista finanziario non sarebbe quindi il momento migliore per uno scambio azionario, sebbene la convenienza sul fronte italiano starebbe nella guida del nascituro colosso affidata a Mustier, un modo anche per vincere l’ostilità delle forze politiche alla conquista dei grandi gruppi italiani da parte dei francesi, sottolinea sempre lo «Ft».
Ieri sera dalle due banche è arrivato il «no comment» alle indiscrezioni, che periodicamente compaiono sul mercato. SocGen ha poi negato «ogni discussione a livello di board a proposito di una potenziale fusione con Unicredit». Nei mesi scorsi era circolata l’indiscrezione di primi sondaggi da parte di Unicredit in Germania — dove il gruppo è da anni presente con Hvb — per un’acquisizione di Commerzbank, che peraltro è posseduta per una quota rilevante dal governo di Berlino. Ad ogni modo Mustier ha sempre sostenuto che la strategia della banca, dopo la mega-pulizia dai crediti in sofferenza e l’aumento di capitale da 13 miliardi di euro è fondata sulla crescita organica fino al 2019. Ma non ha mai escluso, per la fase successiva, un’aggregazione.