Unicredit vende sul mercato l’intera quota dell’8,4% in Mediobanca. È un capitolo di storia della finanza italiana che si chiude definitivamente, quello annunciato nella tarda serata di ieri dall’istituto di piazza Gae Aulenti. Un pezzo di storia perché Unicredit, nata nel 1998, è l’erede del Credito Italiano, una delle banche pubbliche che di Mediobanca sono azioniste fin dalla sua nascita. Per il suo valore simbolico – e soprattutto per le ricadute ben più concrete lungo l’asse Mediobanca-Generali – il numero uno Jean Pierre Mustier ha informato della delibera appena assunta dal consiglio della banca non solo il suo omologo in piazzetta Cuccia, Alberto Nagel. Ma anche le istituzioni direttamente o indirettamente interessate, chiamando nell’ordine la Banca d’Italia, la Consob, il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. I più sollevati dalla notizia, spiegano le fonti interpellate, sono stati i vertici di Mediobanca. Infastiditi nelle settimane scorse dalle voci di una “alleanza” tra Leonardo Del Vecchio e la stessa Unicredit per cambiare radicalmente la governance dell’istituto, a cominciare dal ruolo dello stesso Nagel.
Mentre al versante istituzionale Mustier ha spiegato la neutralità dell’operazione e il mandato affidato alle banche che stanno vendendo la quota – BofA Merrill Lynch e Morgan Stanley, oltre alla divisione di banca d’investimento della stessa Unicredit – a non concentrare gli acquisti in capo a pochi soggetti ma cercare di “distribuirla”, per evitare distorsioni sugli assetti di Mediobanca. Impegnandosi inoltre a non interferire con l’allocazione delle azioni. La formula scelta, il cosiddetto accelerated bookbuilding, prevede che le banche incaricate raccolgano gli ordini dagli investitori per prezzo offerto e quantità richiesta e successivamente lo assegnino lo assegnino ai richiedenti massimizzando l’incasso per l’acquirente e la distribuzione sul mercato.
Altra rassicurazione arrivata da Mustier è stata quella sulla tutela dell’italianità di Mediobanca e di conseguenza delle Generali. Con piazzetta Cuccia che, avrebbe spiegato il banchiere, adesso può contare su socio italiano autorevole, solido e di peso come Leonardo Del Vecchio, forte del 7,5% in Mediobanca e di una quota in Generali dove si trova accanto altri azionisti forti come Francesco Gaetano Caltagirone e il gruppo De Agostini. D’altra parte Mustier, dopo che la sua proposta di un patto tra i soci forti di Mediobanca più rigido era risultata perdente, in favore del patto “morbido” più gradito agli altri soci e ai vertici dell’istituto, aveva dichiarato di ritenere la quota una partecipazione finanziaria. Ovvero, pronta per essere valorizzata qualora le condizioni di mercato lo avessero permesso. Con il titolo ormai vicino agli 11 euro per azione – ieri, prima dell’annuncio, ha chiuso a 10,78 – rispetto al valore di carico che nel bilancio 2018 era a 9,89 euro per azione, la vendita sul mercato consente anche di portare nella casse di piazza Gae Aulenti una non disprezzabile plusvalenza. I proventi della cessione – almeno 800 milioni di euro, ma la cifra precisa sarà nota solo quando l’operazione di vendita sarà completata – saranno utilizzati, spiega la nota emessa dall’istituto, “per supportare lo sviluppo delle attività dei clienti di Unicredit”. Tradotto: risorse per l’economia reale. Qualche dettaglio in più sarà noto oggi, quando Mustier illustrerà i conti trimestrali del gruppo. Le attese degli analisti indicavano in media un utile superiore al miliardo di euro. —