Risveglio amaro per il vicepremier Matteo Salvini, approdato di buon mattino nel teatro «Cicolella» di San Severo, perché nella sua personale e infinita campagna elettorale ora irrompono gli arresti del sindaco leghista di Legnano, Gianbattista Fratus, e di due assessori di Forza Italia: tutti accusati di corruzione e di turbativa degli incanti.
Così la Guardia di Finanza, in esecuzione delle richieste della procura di Busto Arsizio, fa «piazza pulita» (è questo, davvero, il nome dato all’operazione) in un comune simbolo del potere del Carroccio in Lombardia. E lo fa provocando un effetto eco che allarga ancora di più la faglia del rancore tra Lega e M5S. Salvini, che difende il sindaco finito ai domiciliari («Mi fido dei miei uomini»), finisce per dire che «la Lega è sotto attacco» perché «vogliono impedire la nostra vittoria con ogni mezzo». Poi, spostandosi a Foggia e a Napoli, insiste sull’accerchiamento («Ho nemici potenti») pur ribadendo la sua «fiducia nella magistratura» e auspicando che «le indagini si chiudano in fretta distinguendo colpevoli e innocenti».
Il capo politico del M5S se la gode davanti all’imprevista svolta difensiva del suo alleato: «Io — scandisce Luigi Di Maio — faccio un appello perché questa nuova Tangentopoli deve essere punita non solo con la magistratura ma con il voto degli italiani. All’amico Matteo Salvini dico che non c’è nessuno attacco personale… Ma nel M5S chi sbaglia è fuori dopo 30 secondi..». Poi, però, Di Maio impugna la clava su un tema sensibile per la vecchia Lega radicata al Nord: «Questa autonomia così come è concepita spacca l’Italia in due». Ma Salvini non l’ha presa bene: «Di Maio parli di meno e lavori di più» e «Per Di Maio sono il male assoluto… Ma sono sicuro che il ministro del Lavoro si occuperà anche dell’aumento dei morti sul lavoro quando avrà finito di insultare gli altri». Di Maio ribatte che «fare campagna sui morti sul lavoro è davvero inumano. E pure triste».
Il vicepremier leghista, poi, postando la copertina del settimanale “7” con la frase di Beppe Grillo: «Salvini? lo manderei a lavorare a calci», risponde a muso duro: «Da Renzi, Boldrini e Saviano lo capisco, ma da Grillo… Reati in calo del 15%, sbarchi in calo del 90%, 8.000 nuovi uomini e donne in divisa assunti… Forse i calci dovrebbe darli a qualcun altro, voi che ne dite?».
L’estenuante braccio di ferro si riproduce nel preconsiglio dei ministridove i tecnici del Viminale provano a piazzare il decreto sicurezza bis di Salvini in cui ci sono anche multe per le navi Ong che salvano gli immigrati in acque internazionali. Palazzo Chigi parla di «criticità del testo», Infrastrutture e Difesa annunciano che non firmeranno il decreto. Salvini apre alle modifiche sul testo sicurezza bis ma poi Di Maio rilancia, in vista del Consiglio dei ministri di lunedì, con un suo decreto legge sul «fondo per la natalità» che, in teoria, è di competenza del ministro Fontana.