Il sogno di diventare ingegnere s’era spezzato quando il padre era finito nelle mani degli usurai. Michele, in quella tristemente nota periferia di Napoli che è Scampia, è nato e cresciuto ma ha anche trovato il suo riscatto. Ha partecipato al primo bando – era il 2016 – di Informatici senza Frontiere con il centro Alberto Hurtado, che i gesuiti hanno aperto nel quartiere una quindicina di anni fa. L’anno dopo s’è iscritto al secondo corso – avanzato (e sempre gratis) – che l’ha fatto diventare Application consultant, lasciapassare sicuro per il mondo del lavoro che senza informatica non muove più un passo.
Da quel laboratorio sono già usciti oltre quaranta ragazzi. Ognuno ha una storia ma tutte iniziano a Scampia «dove la partenza da svantaggiati è un dato di fatto», come spiega Massimo Pepe, ingegnere informatico. Sette anni fa, andato in pensione, ha aderito a Informatici senza frontiere per dedicarsi ai giovani delle periferie di Napoli: «Siamo una trentina di volontari – aggiunge – tra Napoli e Benevento. Vorremmo essere di più e avere più risorse, per continuare a seminare conoscenza e rafforzare il loro sistema immunitario». I laboratori non sono aperti solo agli adolescenti/adulti. «L’informatica è una grammatica della vita, cioè non ha solo una valenza tecnologica ma permette – aggiunge Pepe – di sperimentare nuove forme di aggregazione e socializzazione».
I piccoli – dai 6 ai 9 anni, stanziali ma anche nomadi – ne «Il giardino dai mille colori» aperto presso le Suore della Misericordia, sempre a Scampia, giocano con l’informatica per «diventare programmatori in erba – prosegue l’ingegnere volontario – e proprio con loro ci siamo resi conto di quanto l’informatica possa diventare un antibiotico contro il disagio. Si va ben oltre la semplice ‘somministrazione’ di skill informatici, perché tramite questi giochi si creano piccole comunità, gruppi, rapporti interpersonali non viziati da logiche camorristiche». Questo ha raccontato Pepe a Rovereto, al Festival di Informatici senza Frontiere. Perché forse niente meglio di questo esperimento in corso a Scampia permette di comprendere le parole dell’ex segretario dell’Onu Kofi Annan quando nel 2001 invitò a lottare contro il digital divide. «Tutto ciò che oggi costituisce un ostacolo all’uso degli strumenti informatici riduce la nostra possibilità di essere cittadini appieno», conclude Pepe. L’informatica, insomma, rischia di produrre un nuovo analfabetismo. Digitale. Conoscere l’informatica aiuterà i piccoli del «Giardino» a difendersi dagli usi distorti. «Si parla di cooperazione invece che di competizione, si premia la collettività e non l’individuo». Il centro Hurtado apre le porte ai giovani campani inoccupati o sottoccupati. Informatici senza frontiere accompagna i ragazzi (il 30 per cento non arriva al diploma di terza media e un terzo di chi frequenta la scuola superiore non arriva alla maturità) a riprendere in mano la propria vita.
*Buone Notizie, 9 ottobre 2018