In Grecia si fa il funerale alla sinistra, per ora solo in un libro che si apre con una bara portata in piazza dagli ultimi, ovvero poveri, immigrati e vecchi militanti che hanno realizzato oggi i frutti di un impegno di ieri. Ovvero una debacle.
Non chiamatelo più solo il Montalbano dell’Acropoli: Petros Markaris, in libreria con il suo ultimo giallo intitolato “L’omicidio è denaro” (La Nave di Teseo), da tempo è ormai tanto altro. Scrittore, intellettuale scomodo perché franco e anche fine analista di mille e più fenomeni che si sono abbattuti apparentemente solo nell’Egeo ma che progressivamente si stanno estendendo a macchia d’olio in tutto il vecchio continente.
Markaris non solo è il padre di una narrazione originale come poche, tessute nella Atene a cavallo tra la crisi finanziaria del 2012 e quella ideologica del 2020, ma si è dimostrato una mente capace di anticipare e raccontare i grandi temi della post-modernità e i risultati di una globalizzazione gestita spesso senza visione.
In questo, lo sforzo fatto ne “L’omicidio è denaro” va oltre il cliché della crisi ellenica, investendo invece una deriva continentale: un libro giallo per guardarsi allo specchio e oggettivizzare il fallimento della socialdemocrazia che non è solo meramente partitocratico, ma ideologico perché si è piegato agli squilibri prodotti da fenomeni mondiali che non sono stati gestiti ma subiti.
Quando nelle prime pagine del libro il vecchio militante Zisis porta in piazza la bara della sinistra, intende aprire davvero un dibattito fin qui poco stimolato, perché scomodo e altamente complesso: gli ultimi, scrive Markaris attraverso i suoi personaggi, sono stati dimenticati dalla sinistra. I poveri, i disoccupati storici, gli operai, gli immigrati: ma attenzione, oggi sono in buona compagnia perché poi scorrendo le intriganti pagine del libro ecco spuntare la famosa classe media che sta scivolando pericolosamente verso il baratro. I 50enni cassintegrati, gli studenti che non hanno i denari per frequentare un master a Londra, i 30enni assunti a 600 euro al mese, i riders chiamati a gettone per i nostri desideri culinari, i giornalisti pagati un’insalata a pezzo. Sono loro le nuove vittime della sinistra e della globalizzazione, si chiede l’autore?
Uno scenario che si osserva nelle dinamiche elettorali, che stanno vedendo in molti contesti il calo dei partiti di ispirazione socialdemocratica. In Germania la Spd è al suo minimo storico, bypassata dalla nuova narrazione dei Verdi. In Francia il Presidente Macron ha dovuto inventarsi un partito dal nulla, pur di non essere invischiato nella crisi dei socialisti post Hollande. Per finire in Grecia, dove i greci hanno deciso di chiudere la pagina radicale, ma fattasi rapidamente socialista di Tsipras, per via dei sacrifici lacrime e sangue che prima ha annunciato di voler combattere, per poi avallare in toto.
La crisi non è evidentemente solo dei partiti-contenitori, ma delle azioni connesse che si sono rivelate senza fondamento. Il libro di Markaris offre una straordinaria occasione a intellighenzie, classi dirigenti, giornali e giornalisti per parlarsi con franchezza e provare per una volta a ragionare di risultati e prodotti, prima che di belle intenzioni e massimi sistemi.
Un esempio parla più di mille bei discorsi: l’hotspot-lazzaretto di Lesbos, in Grecia, dove l’Europa, dopo l’accordo ipocrita e milionario con Erdogan, ha deciso di confinare gli indesiderati e dove oggi, dopo l’incendio che ha distrutto il campo di Moria, sta sorgendo un’altra tendopoli della vergogna, nel silenzio globale di chi pensa sempre ad altro (e che da oggi non ha più scuse). Prendere in mano il nuovo giallo di Markaris serve anche a svegliare le coscienze.
*Il fatto quotidiano, 30 Ottobre 2020