La parola spetta ora agli oltre 700mila elettori della regione Umbria, dopo una campagna elettorale che ha trasformato l’appuntamento delle elezioni per la presidenza della Regione in un test politico nazionale. Dopo giorni di durissima campagna elettorale che ha visto tutti i big della politica nazionale – compreso il premier Giuseppe Conte – girare in largo e lungo la regione, la politica si ferma, sospesa nell’attesa dei risultati che daranno importanti indicazioni anche per le prossime regionali, a partire da quella fondamentale dell’Emilia-Romagna. In gioco c’è da un lato la tenuta della Lega di Matteo Salvini, dall’altro la bontà della scelta di Pd e M5s di correre insieme. Dopo l’Umbria toccherà a Calabria, Emilia-Romagna e poi, sempre nel 2020, Toscana, Liguria e Campania, e qui si vedrà se la strana alleanza giallorossa riuscirà a reggere all’assalto del leader della Lega, che non si è risparmiato nel battere il territorio.
I candidati presidente sono, in ordine alfabetico, Vincenzo Bianconi, con Pd, M5s, Bianconi per l’Umbria, Europa verde e Sinistra civica Verde; Emiliano Camuzzi, Potere al popolo e Pci; Martina Carletti, Riconquistare l’Italia; Giuseppe Cirillo, Buone maniere; Antonio Pappalardo, Gilet arancioni; Claudio Ricci, Ricci presidente, Italia civica Ricci e Proposta Umbria con Ricci; Rossano Rubicondi, Partito comunista; Donatella Tesei, appoggiata da Lega Salvini Umbria, Giorgia Meloni per Tesei, Umbria civica Tesei presidente e Forza Italia Berlusconi per Tesei. I votanti sono 703.595 (340.210 uomini e 363.385 donne). Si vota nei 1.005 seggi elettorali dalle 7 di stamattina fino alle 23. Lo spoglio inizierà subito dopo la chiusura dei seggi.
La coalizione di centro-destra si sente la vittoria in tasca, mentre l’alleanza giallorossa spera in un recupero dell’ultimo minuto mobilitando gli incerti. Certo una vittoria del centrodestra a trazione leghista non sarebbe una sorpresa: in tutte le più recenti occasioni elettorali quello che era uno dei feudi storici della sinistra ha registrato la progressiva affermazione del centrodestra, ora al governo delle città più importanti: Perugia, capoluogo regionale, e Terni, l’altra provincia. Ma anche Foligno, Spoleto e Amelia hanno scelto la destra, che ha fatto «bottino pieno» nei collegi uninominali alle ultime politiche.
Qualsiasi sarà il risultato, il voto segnerà un cambiamento profondo per l’Umbria. I presidenti sono stati infatti finora tutti appartenenti al Pci, Pds e Pd, mentre in questa tornata il Partito democratico (il partito di Catiuscia Marini, la governatrice della Regione che ha lasciato dopo l’indagine sui presunti concorsi pilotati all’ospedale di Perugia), ha deciso di non candidare un proprio nome come presidente. A guidare l’Umbria da lunedì mattina sarà quindi o un esponente del centro destra, un civico o comunque un rappresentante dei partiti «minori».
La sfida elettorale per la Presidenza dell’Umbria si svolgerà con le regole previste dal cosiddetto Umbricellum, una legge elettorale che assegnerà la vittoria a chi avrà ottenuto anche un solo voto in più degli avversari. Prevede infatti un turno unico senza ballottaggio, e non ammette il voto disgiunto. Alla lista o alla coalizione che sostiene il presidente sono assegnati 12 seggi su 20, 13 considerando quello del governatore o della governatrice. Gli altri otto sono assegnati alle liste di tutti i candidati presidenti perdenti che superano il 2,5% dei voti validi. Uno al candidato presidente miglior perdente. —
cdi. Uno al candidato presidente miglior perdente.