Ogni comunità ha bisogno di giustificare le proprie disuguaglianze: l’uomo deve trovare le ragioni di queste disparità per non rischiare di vedere crollare l’intero edificio politico e sociale.
In questa chiave, anche molte ideologie del passato non appaiono più così irragionevoli, se paragonate al
nostro presente. Conoscere la molteplicità delle traiettorie e delle biforcazioni della storia può infatti
aiutarci a interrogare le fondamenta delle nostre istituzioni e a intuire le loro trasformazioni.
Questo libro, fondato sull’analisi di dati comparativi di inedita ampiezza, traccia il percorso dei regimi basati
sulla disuguaglianza e ne immagina il futuro in una prospettiva economica, sociale, intellettuale e politica:
dalle antiche società schiavistiche fino alla modernità ipercapitalista, passando per le esperienze comuniste
e socialdemocratiche, e per il racconto inegualitario che si è imposto negli anni ottanta e novanta.
Con lo sguardo rivolto ai temi più caldi della nostra contemporaneità, Thomas Piketty dimostra come
l’elemento decisivo per il progresso umano e lo sviluppo economico sia la lotta per l’uguaglianza e
l’educazione, ridiscutendo il mito della proprietà a tutti i costi. Ispirati dalle lezioni della storia, possiamo
affrontare il fatalismo che ha nutrito le derive identitarie in Europa e nel resto del mondo, e immaginare un
nuovo orizzonte partecipativo per il XXI secolo, basato sull’uguaglianza, la proprietà sociale, l’educazione e
la condivisione dei saperi e dei poteri. Nel seguito di “Il capitale nel XXI secolo”, Piketty lancia la sfida di un
nuovo modello economico e culturale.