«A questo punto è solo una questione politica», spiegano ai piani alti del governo, dove si intravede un cauto ottimismo sulla possibilità di raggiungere un’intesa con Bruxelles che eviti l’apertura di una procedura d’infrazione contro l’Italia a causa della legge di Bilancio. Il governo ritiene di star facendo la sua parte. Sta lavorando per ridurre il deficit fissato ora al 2,4% del Pil nel 2019, e per depotenziare le misure che più preoccupano l’Ue, cioè «quota 100» sulle pensioni, che avrà una durata triennale, e il «reddito di cittadinanza», che sarà strettamente legato al reinserimento al lavoro. A Palazzo Chigi, dove oggi si terrà un vertice per mettere a punto le modifiche alla manovra da presentare al Senato, si aspettano quindi che la Commissione colga queste novità ed eviti impuntature su qualche decimale di deficit, tanto più mentre si accendono focolai di crisi economica e sociale in Europa. «Mi rifiuto di pensare che per uno zero virgola scattino procedure o sanzioni», ha detto il vicepremier Matteo Salvini a «Mezz’ora in più».
E che la situazione stia cambiando trova riscontro anche a Bruxelles.Aumentano infatti le pressioni dell’asse franco-tedesco e di altri governi favorevoli a un compromesso politico sulla manovra italiana. Il presidente francese Macron è diventato più disponibile perché — per accogliere le proteste di massa dei «gilet gialli» — vorrebbe superare i limiti di bilancio concordati con Bruxelles (dopo già 10 anni di deficit eccessivo). La cancelliera tedesca Merkel, contraria a uno scontro Ue-Italia con rischi sulla stabilità dell’eurozona, si è rafforzata con la vittoria della sua «delfina» nel congresso della Cdu, rispetto alla destra del partito in sintonia con i rigoristi nordici (Olanda, Finlandia, Austria, ecc). Il premier spagnolo Sanchez intenderebbe respingere la richiesta della Commissione di attuare correzioni sul bilancio 2019, condividendo con Roma la linea delle misure espansive. Il premier polacco Morawiecki ha appoggiato ufficialmente la manovra italiana. Altri Paesi dell’Est e del Sud temono di perdere fondi Ue, se l’Italia dovesse finire in procedura per deficit eccessivo a causa del debito. Questo perché l’essere giudicata in serie difficoltà finanziarie consentirebbe di chiedere un taglio dei versamenti all’Ue (circa 5 miliardi annui in più di quanto riceve), grazie al precedente dello «sconto» ottenuto dalla premier britannica Thatcher e poi da vari Paesi nordici.
Fin qui il quadro politico. Resta che per i tecnici della commissione il deficit dovrebbe calare all’1,9%, il che significherebbe tagliare 8-9 miliardi, ma finora Lega e 5 Stelle hanno dato l’ok a tagli per 3,5-4 miliardi su «quota 100» e «reddito di cittadinanza». Altre risorse potrebbero arrivare da misure di spending review. Ma il deficit resterebbe sempre ben sopra il 2%.