L’alleanza trasversale tra l’America trumpiana e l’Italia giallo-verde viene suggellata dalla stretta di mano con cui Donald Trump accoglie Giuseppe Conte alla Casa Bianca e soprattutto dall’annuncio di un nuovo “ dialogo strategico” tra i due paesi. In questo quadro, gli Stati Uniti accettano una leadership italiana nella stabilizzazione della Libia, avallando, in contrasto con la Francia di Emanuel Macron, una conferenza ad hoc organizzata in autunno a Roma. E Washington sosterrà la proposta di una “cabina di regia permanente” tra Usa e Italia per il Mediterraneo, in particolare per la lotta al terrorismo e all’immigrazione.
È il terzo incontro tra il presidente americano e il neo- premier italiano dopo quelli del G7 in Canada e il vertice Nato a Bruxelles. Ma questa volta, grazie anche a una cornice di ufficialità, marines in alta uniforme, fiori e bandiere, le assonanze tra “Giuseppe” e “Donald” ( ormai si chiamano per nome) appaiono molto più chiare – sono “like- minded”, la pensano allo stesso modo, sottolineano i media d’oltreatlantico – così come emergono le convenienza reciproche del nuovo rapporto privilegato Roma- Washington.
La prima convergenza è proprio sui temi dell’immigrazione. «Conte sta facendo un lavoro fantastico » dice Trump aprendo il faccia- a-faccia nello Studio Ovale. «Sono molto d’accordo con le strade imboccate dall’Italia sull’immigrazione legale e illegale. Anche altri paesi europei dovrebbero fare altrettanto ». Conte, arrivato domenica sera nella capitale americana, definisce «un grande onore» l’invito alla Casa Bianca. I due leader discutono di Libia, immigrazione, ammorbidimento dei rapporti con il Cremlino ( ma Trump esclude che per il momento le sanzioni anti- Mosca possano essere tolte), costi della Nato, missioni militari in Afghanistan e Iraq, guerre commerciali ( « Gli Stati Uniti – ricorda Trump – hanno un deficit commerciale con l’Italia di 31 miliardi di dollari e dobbiamo lavorarci » ). Poi incontrano la stampa nella East room della Casa Bianca.
Le televisioni americane vogliono risposte sul Russiagate e altri temi di politica interna, ma Trump svicola, limitandosi solo a non escludere un summit con il presidente iraniano Rouhani. Si concentra invece sulla presenza di Conte, che definisce «un nuovo amico fin dall’inizio » e « un grande leader » , congratulandosi per il successo politico della coalizione giallo-verde. Il suo obiettivo? Dimostrare che gli Stati Uniti non sono isolati – come molti sostengono – e che, se la Francia di Macron, la Germania di Merkel e la stessa Unione europea sembrano in rotta di collisione con Washington, la Casa Bianca può contare su solidi alleati come l’Italia.
Del resto Conte si presenta come un “ facilitatore” nei rapporti difficili tra Stati Uniti ed Europa. Sottolinea che nei due paesi soffia il vento del cambiamento e cerca di difendere le posizioni di Trump su vari dossier, definendolo «un ottimo negoziatore » . Ma il premier italiano vuole anche che l’asse politico e la convergenza sui temi dell’immigrazione non facciano passare in secondo piano alcune richieste specifiche: prima tra tutte quella di una “ cabina di regia permanente” tra Washington e Roma per il Mediterraneo, in particolare per il futuro della Libia, in cui l’Italia teme di essere messa nell’ombra dalle manovre di Macron.
Intendiamoci: anche Trump non ha alcuna intenzione di sacrificare gli obiettivi di “America first” sull’altare dell’amicizia con Roma o di una ipotetica internazionale sovranista. Di qui i temi del riequilibro del surplus commerciale italiano, la richiesta di un aumento delle spese militari nell’ambito della Nato e l’insistenza sul completamento del gasdotto Tap. Ma Trump è anche pronto a lodare le iniziative del governo Conte, valorizzando il nuovo «dialogo strategico » Usa-Italia. E “Donald” lancia anche una raccomandazione agli ambienti finanziari e industriali americani: «Investite nell’Italia».