Di eccesso di tattica si può anche morire. Il presidente Vincenzo Boccia ha scelto di far giocare la squadra come un allenatore timoroso, punta più sugli episodi che sulla convinzione della bontà del suo gioco.
Siamo passati dall’invocazione della piazza al dietrofront motivato con una blanda apertura di Salvini e infine Boccia ha bucato la partita più importante, quella del Def, criticando più i mercati che il governo. Mettendo in fila tutte queste mosse sembra quasi che le incoerenze della legge Dignità fossero peggiori dei contenuti di un documento di politica economica che ci porta allo scontro con l’Europa e sceglie di puntare le risorse sui trasferimenti e non sugli investimenti.
È il contrario del credo confindustriale ma Boccia ha intravisto nel «piccolo dialogo» con il governo lo spazio per ottenere qualche risultato.L’aumento del Fondo di garanzia, la prosecuzione del Piano 4.0, un po’ di liquidità in circolo per sostenere i consumi. Ma non è questa la linea sancita a Verona dall’Assise pre-elezioni, allora forse c’era stato un eccesso di strategia, oggi invece si vive di sola tattica. E anche nel rapporto con la Lega, invece di far pesare la constituency dell’export e aprire contraddizioni nel partito salviniano (che sta sommando l’Italia del rischio e quella dell’assistenza), Boccia sceglie la via del piccolo collateralismo. Mercoledì è previsto il seminario del Centro Studi, in quella sede forse capiremo meglio dove sta andando Confindustria.