Si avvicina la chiusura definitiva per i 35 negozi del marchio Trony a gestione Dps Group. È stata formalizzata infatti dalla curatela fallimentare la procedura di licenziamento collettivo per tutti i 458 dipendenti in Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria, Puglia e Basilicata e della sede di Milano in fallimento. Interessati dal provvedimento del curatore fallimentare Alfredo Haupt in Veneto sono i punti vendita di Zero Branco, Santa Maria di Sala, Conselve e Albignasego, per un totale di 57 addetti che si ritrovano senza posto di lavoro.
Dichiarato dunque il fallimento della Dps Group, uno dei soci maggioritari della Gre (Grossisti Riuniti Elettrodomestici), che detiene la proprietà dei punti vendita Trony. Si sta concludendo nel peggiore dei modi la vertenza che dura da due mesi. Nel corso dell’ultimo confronto con l’azienda al ministero dello Sviluppo Economico, il curatore fallimentare Alfredo Haupt aveva annunciato l’avvio del bando di gara pubblica per la cessione delle attività dichiarando l’esistenza di un’offerta di acquisto che riguarderebbe però solo 8 punti vendita. «Ad oggi non è dato sapere se i negozi veneti rientrino negli 8 dell’offerta – precisa Maurizia Rizzo Fisascat Veneto – ad ogni modo è necessario e prioritario incentivare le proposte di acquisto per cercare di salvaguardare il maggior numero di posti di lavoro. Quello dell’elettronica è un settore in crisi anche a causa del forte sviluppo dell’e-commerce verso cui si stanno spostando grosse fette di consumatori».
Per il Trony di Sarmeola, chiuso a inizio anno, sarebbe pronto il cambio di proprietà, con la società faentina Dml a subentrare a Dps. La società, che ha già il punto vendita a Chioggia, si è detta infatti disponibile a riassumere tutti i dipendenti, riconoscendo però solo il livello contributivo, ma non gli accordi personali, come ad esempio i superminimi. «Da mesi viviamo in un incubo assurdo, con i negozi chiusi e ancora in attesa della lettera di licenziamento che ci permetterebbe di cercare un’altra collocazione – spiega un lavoratore veneziano della catena Trony, gestione Dps -. Finché non arriva la lettera non possiamo accedere all’Aspi. Se ci licenziamo noi invece, perdiamo il preavviso, che a seconda dei livelli può arrivare fino a 4 mesi di stipendio».
I lavoratori veneziani temono tempi lunghi per il Tfr. «Ora è necessario incentivare le proposte di acquisto che tenderanno a salvaguardare il maggior numero di posti di lavoro – ha dichiara il segretario nazionale Fisascat Mirco Ceotto -. Con l’apertura della procedura di licenziamento e l’avvio del bando di gara pubblica tenteremo di percorrere la strada della ricollocazione in altri player del settore, ma per la maggior parte dei lavoratori del marchio si apriranno purtroppo le porte della disoccupazione, sprovvisti di un ammortizzare sociale ad hoc considerato che sono esclusi dai trattamenti ordinari di sostegno al reddito».