Qualche giorno fa, in occasione di un incontro presso il Palazzo del Municipio di Trieste, uno dei partecipanti si rivolse a me dicendomi, in maniera peraltro molto garbata: “Sa professore, io non capisco nulla di Dna, di embrioni e di manipolazioni genetiche, ma sono assolutamente contrario a quello che voi fate.” Considerando che ho passato gli ultimi trent’anni della mia vita a occuparmi di medicina, terapia genica e cellule staminali, e che dirigo un Centro di ricerca che si occupa di biotecnologie, potete immaginare quale possa essere stata la mia reazione sdegnata. Ma ho ripensato a quell’episodio, e sono giunto alla conclusione che il numero di persone che non sanno, e che magari non fanno nemmeno lo sforzo di sapere, ma in ogni caso esprimono un’opinione e magari prendono una posizione su un argomento, o su qualsiasi argomento, sono molte di più di quel singolo signore. Mi piace allora pensare che Trieste Next sia proprio dedicato a loro: quelli che qui troveranno almeno un’occasione per imparare qualcosa di più su come funzioni la trasmissione dell’informazione genetica, su come le piante OGM non facciano male alla salute ma siano l’unica speranza per crescere il riso nelle regioni aride dell’India, su come grazie all’ingegneria genetica abbiamo più di 350 farmaci nelle farmacie e negli ospedali, grazie ai quali è cambiata la storia del diabete e di molti tumori.
Poi, Trieste Next è dedicata anche a chi pensa che ci siamo noi esseri umani da un lato e che dall’altro ci sia invece tutto il resto della natura. Senza sapere che nel nostro intestino abbiamo due chili di batteri che ci portiamo appresso e che condizionano tutto quello che facciamo, dal metabolismo al comportamento, passando attraverso malattie che vanno dalle allergie alla schizofrenia. O quelli che ignorano che nel nostro sangue ci siano 100 milioni di particelle di un virus chiamato TTV ogni millilitro, un compagno che per fortuna non causa alcuna malattia. O che sulla nostra pelle esistano molte decine di tipi diversi di papillomavirus; per estrarne il DNA basta prendere un bulbo di un sopracciglio. Insomma non siamo il culmine dell’evoluzione, ma uno dei tanti organismi in equilibrio biologico sul pianeta, con tanti fratelli diversi dentro e sopra di noi, tutti quanti con il nostro DNA unico.
Trieste Next è anche dedicata a chi pensa che la tecnologia sia fonte del male e invece la natura sia benigna e materna, un alveo in cui rifugiarsi nella new age. Niente di più falso! La storia del successo della specie umana è una storia di distruzione e controllo della natura! Viviamo oggi più a lungo perché governiamo la storia naturale della nostra vita: controlliamo la temperatura e gli ambienti, eliminiamo gli animali che ci assalgono, blocchiamo i processi naturali che danneggiano i cibi, uccidiamo i batteri con gli antibiotici, eliminiamo le specie che ci minacciano. I nostro cervello ha imparato nell’evoluzione a difenderci da piante velenose, a congelare i nostri movimenti in presenza di un ragno, a temere i serpenti, tutti comportamenti istintivi scritti nei geni della nostra specie. E’ la tecnologia la vera amica dell’uomo! Una tecnologia, però, che ora inizia a diventare pericolosa anch’essa, perché consente di mettere le mani direttamente su quello che ci rende uomini, ovvero sulla sequenza del nostro DNA. Con le nuove tecniche di editing genetico possiamo addirittura correggere gli errori dei geni che affliggono i bambini con le malattie ereditarie. Ma il DNA codifica anche per il colore dei nostri occhi e delle nostra pelle, per le nostre altre caratteristiche fisiche, per il nostro comportamento, per la nostra intelligenza. Possiamo cambiare anche questi? Difficile ancora, perché i geni coinvolti sono ancora troppi per essere manipolati. Ma è soltanto questione di tempo, non di tecnologia. E allora Trieste Next è anche dedicata anche a chi vorrebbe capirne di più, per saper dove mettere il confine tra quello che è possibile e quello che non è possibile fare. Non per incapacità tecnica, ma per ragionata e consapevole scelta etica, dopo aver capito come funziona e averci ragionato sopra.
*Direttore generale ICGEB (International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology) e docente di Biologia molecolare dell’Università di Trieste