Sulla manovra correttiva «è prematuro esprimersi», ma la verifica arriverà in fretta. Con il Def, atteso puntuale entro il 10 aprile quando «la proiezione del saldo di bilancio potrà essere rivista, a condizione che questo non derivi solo dalla congiuntura economica».
Nel nuovo passaggio alla Camera al question time sulle prospettive dei conti pubblici il ministro dell’Economia Tria risponde così a un’interrogazione Pd che gli ha chiesto se «esclude» la manovra-bis. La linea è quella rilanciata a inizio settimana dal sottosegretario a Palazzo Chigi Giancarlo Giorgetti («vedremo nei prossimi mesi», aveva detto). «Non ci sarà una manovra aggiuntiva – aveva invece chiuso in mattinata il leader della Lega Matteo Salvini -, non ci saranno nuove tasse, non ci sarà la patrimoniale, non ci saranno tasse sui conti correnti o sulla casa. Stiamo lavorando per questo». Anche sul no alle ipotesi di “nazionalizzazione” di Alitalia, del resto, ieri Tria a Montecitorio è andato in direzione diversa a quella lanciata in questi giorni dall’altro vicepremier Di Maio (si veda il servizio a pagina 16).
Perché sui conti i dati congiunturali che continuano ad aggiornare al ribasso le prospettive di finanza pubblica tornano a rendere delicata la situazione, anche sul piano internazionale. In una nuova giornata di spread vivace (ha chiuso a 276), ieri da Parigi sono arrivate le parole del ministro all’Economia francese Bruno Le Maire, secondo il quale «la recessione italiana è una grande minaccia per la Francia», anche più di Brexit, e «avrà un impatto enorme sulla crescita dell’Europa». Il tema sarà al centro la settimana prossima a Parigi di un incontro fra Tria e Le Maire: incontro che riavvia i bilaterali europei del ministro dell’Economia, in un format che a giugno era andato in scena anche a Berlino, e arriva all’indomani della fiammata nelle tensioni Roma-Parigi chiusa con l’intervento del Quirinale.
L’allerta di Le Maire, due giorni dopo l’attacco del vicepresidente della commissione Ue Dombrovskis («l’aumento del disavanzo italiano è fonte di instabilità»), indicano che i conti italiani tornano a essere un tema caldo in Europa. Sul punto Tria rassicura, e spiega che fra poche settimane con il Def «si farà l’usuale valutazione strategica del governo e la verifica dei saldi, oggetto del consueto confronto con la Commissione europea». Tutto nei binari ordinari, insomma. Tanto più che la stessa legge di bilancio ripensata a fine anno dopo l’accordo con Bruxelles incorpora già una mini-correzione: si tratta dei due miliardi di euro bloccati ma esclusi dai saldi di finanza pubblica, che in caso di necessità potrebbero quindi ridurre di un decimale il deficit trasformando il congelamento in un taglio vero e proprio. Quella verifica, in base al calendario della manovra, sarà a luglio, al netto di eventuali entrate da dismissioni (il governo punta a 950 milioni). Da qui potrebbe arrivare dunque quella che potrebbe essere la prima correzione. «Questi margini di riserva – sostiene Tria – al momento paiono più che sufficienti».
Sono le elezioni europee a spostare dopo maggio i passaggi cruciali degli esami sui conti. E per quel periodo il governo spera che comincino a manifestarsi gli effetti degli investimenti pubblici. Il Dpcm che deve assegnare le risorse del fondo per la Pa centrale, assicura il titolare dei conti, è «in avanzata fase di definizione», e al ministero dell’Economia «si sta attivando» la task force sulla progettazione. Anche per questa struttura serve un decreto di Palazzo Chigi. Che al momento però non ha ancora visto la luce.