Lancia un paio di segnali il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, quando dice «non ci saranno manovre correttive», per poi aggiungere di essere «molto contrario» a una patrimoniale al punto di escluderla. Alla vigilia dell’avvio, previsto per oggi, della discussione del Def in Parlamento il titolare dell’Economia tratteggia le soluzioni che l’esecutivo potrebbe seguire nel percorso di avvicinamento alla legge di Bilancio. Ossia la manovra autunnale con le annunciate misure per scongiurare l’aumento dell’Iva, per accordare al ceto medio un calo delle tasse e, al contempo, per assicurare la tenuta dei conti pubblici. «Con questo Def abbiamo voluto dare il messaggio di stabilità, nel senso che intanto il quadro macroeconomico è completamente condiviso con tutte le istituzioni. Il deficit strutturale rimane quello che avevamo stabilito», spiega Tria in un’intervista a «1/2h in più» su Rai 3. In merito al duplice obiettivo «flat tax» e clausole di salvaguardia, quest’ultime da disinnescare per evitare l’aumento dell’Iva, il ministro ricorda: «Il problema è che si tratta di adottare scelte politiche, considerando i vincoli esistenti.
La maggioranza di governo è contraria ad un aumento dell’Iva e al tempo stesso vuole una riforma fiscale nella direzione della Flat tax». Una premessa per segnalare la sua posizione personale a favore del rialzo dell’Iva (evitarlo richiede 23 miliardi). «Io — aggiunge — sono per lo spostamento dell’imposizione sui consumi, piuttosto che sui redditi perché più favorevole alla crescita». In merito all’operazione flat tax Tria è fiducioso: «Una correzione della progressività delle aliquote che penalizzano i ceti medi è una riforma che io mi sento di sostenere appieno. Per me concettualmente va bene. Ovviamente — specifica — si deve mantenere quella progressività che è anche nel dettato costituzionale». L’ipotesi di un’aliquota unica al 15% sui redditi fino a 50 mila euro avanzata dalla Lega costerebbe almeno 12 miliardi di euro, ma Tria preferisce soffermarsi all’esigenza della progressività. «Può essere fatto con una serie di deduzioni e immaginando un’area no tax, se il livello di reddito è molto basso. Quando parliamo di flat tax, una cosa è un’unica aliquota fiscale, un’altra è — avverte — arrivarci progressivamente, diminuendo progressivamente il numero delle aliquote fiscali». Resta che le scelte del governo dovranno fare i conti con un quadro economico complicato sia sul fronte interno sia esterno. «Noi quest’anno stimiamo una crescita dello 0,2%, ma questo implica una crescita sostenuta già al secondo semestre dell’anno altrimenti non si può raggiungere questo livello». Del resto, Tria, ammette che è in atto «un rallentamento importante, in Italia, in Europa e in alcune aree del mondo, ma non siamo in recessione. Si spera in segnali di ripresa nel secondo semestre».