Dalla stagionatura dei salumi alla produzione dei prodotti vegani, fino agli «orti verticali», per coltivare, al chiuso, verdure e piante aromatiche a chilometro zero, con minore consumo di acqua e migliorate proprietà nutrizionali. Alla Travaglini guardano al passato con orgoglio e al futuro con quella curiosità da imprenditori capaci di intercettare i consumi e prevedere le tendenze, abilità che ne hanno fatto la fortuna, dagli anni Cinquanta a oggi.
Nell’azienda di Cinisello Balsamo, specializzata nell’impiantistica per l’alimentare (progettazione e costruzione di impianti per l’asciugamento, affumicazione e stagionatura dei salumi, camere bianche di affettatura, impianti per lo scongelo delle carni e per il trattamento dell’aria per pesce e formaggio), oggi lavora compatta la terza generazione, guidata dai due padri, Paolo e Roberto; in prima linea ci sono i due rami della famiglia, le coppie di fratelli Marco e Luca con Federica e Andrea. L’espansione ha portato la Travaglini a creare aziende partecipate a Vasto, Parma, Lione e a Shanghai una trading company. «Siamo in Cina dal 2000, ma non produciamo lì – racconta Marco – il 90% del fatturato viene fatto all’estero, la metà fuori dall’Europa. Mio nonno prima e i suoi figli dopo sono andati a cercare “con la valigia in mano” i clienti, oggi vendiamo in più di 50 Paesi del mondo: siamo arrivati per primi e questo ci ha dato un vantaggio competitivo fondamentale».
Gli impianti, sempre all’avanguardia e al 100% Made in Italy, hanno contribuito a fidelizzare i clienti, i più grossi player dell’alimentare di tutto il mondo. «Realizziamo più di 500 impianti all’anno – interviene Federica, che si occupa del backoffice commerciale e del marketing -. I nostri impianti incarnano i principi di Industria 4.0: studiamo soluzioni automatizzate con diagnostica remotizzata, per la massima resa, il risparmio energetico e la riduzione dei costi fissi. In azienda abbiamo anche un gruppo tecnologico, formato da laureati in veterinaria e in scienze e tecnologie dell’alimentazione, che studiano con il cliente le soluzioni migliori per valorizzare il prodotto finale». La diversificazione e l’automazione sono state le chiavi per crescere, affrontare la crisi e i cambiamenti dei consumi degli ultimi anni. «Il primo degli oltre 35 stabilimenti automatizzati è stato realizzato nel 2010 – ricorda Federica -. Abbiamo diversificato anche nel mondo del pet food e del vegano. La prossima sfida sono le verdure». Non da stagionare, certo, ma da far crescere al chiuso, in serre speciali, dedicate al vertical farming. Della divisione Farm Tech è responsabile Luca, che anticipa: «Costruiremo fuori Milano uno dei più grandi impianti al mondo, sarà pronto nel primo semestre del 2019».
*L’Economia, 16 aprile 2018