La spallata di Matteo Salvini è arrivata. «Impresa storica», dice il leader della Lega quando ormai è passata la mezzanotte e la quinta proiezione di La7 indica chiaramente com’è andata: la Lega in Umbria ha stravinto (37,3%) e ha stravinto la sua candidata a presidente della nuova Giunta regionale, la senatrice leghista ed ex sindaca di Montefalco, Donatella Tesei, appoggiata da tutto il centrodestra, con un vantaggio (57,3%) di più di venti punti rispetto allo staccatissimo Vincenzo Bianconi (36,2%), il candidato civico di Pd e 5 Stelle, l’esperimento di laboratorio giallorosso che alla prima prova locale è drammaticamente fallito e chissà adesso che riflessi ci saranno sul governo centrale, il Conte 2.
Bianconi ha subito telefonato alla Tesei per congratularsi riconoscendo la sconfitta, ma è chiaro che la foto di gruppo scattata a Narni nel giorno di chiusura con lui sorridente in mezzo a Conte, Zingaretti, Di Mario e Speranza non ha funzionato. Anzi: si registra un crollo verticale del M5S (8,2%) mentre il Pd (20,9%) perde più di 3 punti rispetto al 24 delle Europee del maggio scorso, un calo in cui pesa lo choc di «Sanitopoli» con le dimissioni della governatrice Catiuscia Marini («Ma allora — ha spiegato il coordinatore umbro Walter Verini — eravamo insieme ai renziani, Calenda e Leu»). Anche l’affluenza alle urne, però, dice molto: il 64,4% di ieri, 9 punti percentuali in più rispetto al 2015, esprime la grande voglia di tornare al voto degli umbri. E la risposta dei cittadini non lascia dubbi: il centrosinistra, vecchio e nuovo, è stato punito.
C’era una volta l’Umbria rossa, dunque: anche Giorgia Meloni infatti può gioire, FdI al momento è data addirittura in doppia cifra (10,3) mentre Forza Italia cala al 5,3. I numeri parlano chiaro: il 31 maggio 2015, alle precedenti Regionali, c’erano 7 seggi in più (1.012) contro i 1.005 di questa tornata. E pure gli aventi diritto erano di più (705.819 contro i 703.595 di oggi). Catiuscia Marini fu riconfermata presidente con il 42,8 % dei voti contro lo sfidante del centrodestra, Claudio Ricci, che prese il 39,3%. Terzo si classificò il portavoce dei 5 Stelle Andrea Liberati col 14,3 per cento. Pd e grillini, insomma, sommati insieme conquistarono quasi il 57%. Oggi, come si vede, molto meno.