Se in Italia le operazioni di fusione e acquisizione, nel 2020, registrano inevitabilmente la battuta d’arresto delle dinamiche economiche che le alimentano, nel perimetro esclusivo delle aziende Champions la pipeline ante Covid delle operazioni straordinarie non ha smesso di produrre, nonostante l’impatto della pandemia, un’attività di una certa importanza nei processi di cambiamento societari, di crescita per linee esterne, di aggregazioni sotto l’egida di investitori finanziari o industriali.
Le direttrici strategiche che hanno ridisegnato la mappa sono riconducibili ad alcuni trend oramai consolidati nell’attività di merger and acquisition all’interno del sistema delle imprese nazionali: l’acquisizione di competenze e know how manifatturiero in comparti del made in Italy (moda, design, food & beverage), l’integrazione di nicchie ad alto valore e specializzazione tecnologica, il consolidamento di posizioni di leadership con integrazioni di nuovi prodotti e mercati, la realizzazione di processi completi di globalizzazione.
Frenesia Fashion
Inarrestabile ad esempio lo shopping dei big del fashion all’interno delle filiere italiane, non solo nella manifattura ma anche nella produzione di materie prime di alta gamma: ultima di una lunga serie, l’acquisizione da parte di Gucci Logistica (dunque Lvmh) del gruppo Colonna, azienda Champion da 86 milioni di fatturato e 9,6 di utile netto cui fanno capo tre concerie in Toscana e una in Serbia. Sempre nel fashion & luxury si intensificano gli interessi dei fondi di private equity verso imprese altamente performanti.
A fine 2019 Eurmoda Group, società veneta che produce accessori per la pelletteria di marchi del lusso (cerniere, fibbie, morsetti destinati a borse, cinture, calzature dei brand più famosi), è stata acquisita da Mandarin Capital Partners, private equity che opera sull’asse Europa-Cina. Ed è di settembre 2020 il passaggio del controllo di Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella a Italmobiliare: l’azienda di Eugenio Alphandery, ingegnere meccanico che ha rilanciato in chiave industriale e retail un brand con secoli di storia e tradizione, ha un fatturato di 31 milioni con un’Ebitda di 12, grazie a una strategia di diversificazione del portfolio prodotti (più di 600 referenze, essenze e articoli perla cura del corpo e la profumazione degli ambienti) e a una rete di oltre 300 punti vendita in Europa, Usa e Asia-Pacifico.
Un’intensiva campagna acquisti tra le Champions dell’agroalimentare vede protagonista Dea Capital, del gruppo DeAgostini, con i fondi Taste of Italy 1 e 2. Dopo l’investimento in minoranza nella veneta Botter, il cui controllo è definitivamente passato a marzo di quest’anno al fondo Clessidra, nel 2021 ha acquisito il controllo di Gastronomica Roscio (produttore pavese di gastronomia fresca, freschissima, surgelata) e della genovese Ekaf (torrefazione e capsule per il caffè).
È andata invece a un player svizzero Margherita, azienda friulana che produce pizze e snack surgelati perla grande distribuzione con 42 milioni di fatturato e 12,3 di Ebitda: l’acquirente è Kadi, controllata dai fondi Invision eNord Holding.
Dall’agroalimentare al know how tecnologico ad alto valore aggiunto, l’elenco è altrettanto lungo. Sono entrate nell’orbita del private equity Friulair (prodotti per il trattamento dell’aria compressa e perla refrigerazione industriale), acquisita da Alcedo Sgr con il fondo Alcedo IV; Aussafer (lavorazione della lamiera e taglio laser), entrata nel portafoglio di 21 Invest, il
private equity di Alessandro Benetton; mentre Asem (leadership riconosciuta a livello mondiale nei Pc e monitor industriali, nelle linee di sistemi Hmi, controllo,teleassistenza e gateway per l’Internet of things) è diventata il centro di eccellenza per l’industrial computer della multinazionale statunitense Rockwell Automation, quotata a
New York con una capitalizzazione di 31 miliardi di dollari. Infine Cbg Acciai, azienda di Varese che produce lame di alta precisione per seghe a nastro, è passata al fondo italiano Xenon.
Decisamente frenato,rispetto al biennio precedente, si presenta al contrario l’accesso al mercato professionale dei capitali. Due sole Offerte pubbliche—una all’Aim e una al Mercato Telematico—hanno interessato il cluster delle Champions. L’Ipo di Labomar a ottobre 2020 è stata, in questo contesto, un atto di coraggio e coerenza con il processo avviato: visti i valori attuali del titolo, Piazza Affari ha premiato la scelta di Walter Bertin, il farmacista fondatore dell’azienda trevigiana che produce per conto terzi integratori alimentari, dispositivimedici e cosmetica. Altrettanto premiante sul valore di Borsa la decisione, nel giugno scorso, di quotare all’Mta il gruppo Gvs: 363 milioni di fatturato 2020, in crescita del 59,8% sul 2019 e con un Ebitda pari al 38%deiricavi(ovvero 138 milioni), è uno dei maggiori produttori a livello globale di sistemi di filtrazione per uso industriale e medicale.
Battuta d’arresto sulla via della quotazione, invece, per il «premium fashion» di Elisabetta Franchi: come in tutto il comparto moda, gli effetti dell’emergenza sanitaria hanno impattato pesantemente sui volumi di vendita e bloccato l’accordo fra l’azienda e la Spac che doveva fungere da veicolo per lo sbarco a Piazza Affari.
Acquisitori seriali
La concentrazione sulla gestione della crisi ha inevitabilmente ridotto per le Champions l’attività di crescita per linee esterne portata avanti direttamente, che si presenta molto meno dinamica del trend acquisitivo da parte di soggetti terzi. Un’eccezione è stata Somec: nel 2020 ha acquisito Gico, che produce grandi impianti per cucine professionali, e Skillmax, che realizza arredamenti d’interni per hotel, negozi e spazi pubblici. In questo modo ha affiancato due segmenti importanti ai prodotti del core business, che per l’azienda veneta è-ricordiamolo — quello delle facciateedegli involucri vetrati destinati a grandi navi e alberghi. Come per Somec, il Covid non ha fermato il percorso di «acquisitore seriale» e di successo di Faac: il gruppo bolognese ha chiuso nel 2020 un big deal da 100 milioni comprando dalla svedese Assa Abloy il ramo d’azienda delle porte automatiche, e acquisendo per l’importo record di 135 milioni di dollari Tiba Parking System, leader nei sistemi di gestione dei parcheggi con sede in Israele e headquarter produttivo e distributivo in Nord America. Si è assicurata, in questo modo, un accesso privilegiato a un mercato strategico di grandi dimensioni. In conclusione.
La survey sui risultati 2020 del «cluster Champions» dimostra come l’elevata capacità di queste imprese di creare valore stia creando i presupposti per una ripresa verticale per ogni singola realtà del cluster stesso. E proprio i processi di aggregazione di cui i «Campioni» sono promotori saranno la chiave di consolidamento per rimanere indipendenti e competitivi su un mercato sempre più globale.