Il richiamo del presidente del Consiglio alla «leale collaborazione» tra alleati — ma ancora di più il timore di rimanere con il cerino della crisi in mano, nei giorni cruciali della trattativa con la Ue per evitare la procedura di infrazione sui conti pubblici in disordine — ha convinto Matteo Salvini e Luigi Di Maio a raggiungere un temporaneo accordo sull’azione di governo. Si parte dal congelamento non più totale del codice degli appalti contenuto nel decreto sblocca cantieri, il testo impantanatosi al Senato dopo l’impuntatura della Lega innescata dalle «dimissioni forzate» del sottosegretario Edoardo Rixi. Pace annunciata, poi, anche sulla norma «Salva Roma» che, grazie alle pressioni del Carroccio, ora dovrebbe agevolare anche il risanamento dei bilanci di altri Comuni oltre a quello della Capitale.
Il capo politico del M5S, Di Maio, ieri è salito al Colle per un lungo incontro con il presidente della Repubblica al quale ha offerto la rappresentazione di un clima di nuovo sereno all’interno della maggioranza: «Per me il governo deve andare avanti per altri quattro anni, l’ho sempre detto io…». Sergio Mattarella, tuttavia, avrebbe sollecitato uno scatto per fare chiarezza sull’azione di governo e sui piani dell’esecutivo Conte al tavolo di Bruxelles, dove già da oggi partirebbe il primo avviso all’Italia in vista di una procedura di infrazione per debito eccessivo. Dal Quirinale, poi, sarebbe arrivata anche la richiesta di formulare nomi di alto profilo per le candidature a commissario Ue.
La giornata era iniziata con un attacco del ministro Danilo Toninelli (M5S): «Matteo vieni al tavolo tecnico… il tentativo (della Lega, ndr) di sabotare il decreto sblocca cantieri è il più grande no…». Poi però l’impasse andato avanti per giorni è evaporato. La mancata rappresaglia via Twitter del ministro dell’Interno, un’intensa moral suasion del presidente Conte («Da giurista dico che questo super emendamento della Lega rischia di creare il caos») e, soprattutto, una telefonata di Di Maio a Salvini hanno favorito il cambio di rotta: «Non sono orgoglioso e visto che c’era un’impasse sul decreto sbocca cantieri ho chiamato Salvini», ha detto il capo del M5S. E Salvini, con effetto eco: «Sono ottimista, i problemi si risolvono tra persone di buon senso». E così Conte ha potuto tirare le somme, allontanando, per ora, lo spettro di una crisi di governo: «Il dialogo tra Salvini e Di Maio è una buona premessa».
La maggioranza, dunque, si appresta a un tour de force: il decreto sblocca cantieri va approvato entro il 17 giugno e per questo, dopo il passaggio al Senato con tremila votazioni a partire da stamattina, l’11 giugno è atteso alla Camera. Percorso inverso per il decreto crescita, che scade il 29 giugno. Inevitabile, per i due testi, il ricorso a più di un voto di fiducia. Ma dietro l’angolo non si contano le possibili trappole parlamentari per Lega e M5S: oggi Toninelli risponde in aula sull’incidente della nave a Venezia e l’assessore veneto della Lega, Elisa De Berti, parla di un «ministro nel panico»; domani in Senato si vota la mozione per salvare Radio Radicale alla quale i grillini hanno tolto il finanziamento in convenzione; ma, soprattutto, c’è da affrontare, prima o poi, l’autonomia differenziata sbandierata dalla Lega e frenata dal M5S (il presidente Roberto Fico ha ricevuto i sindacati della Scuola, nemici dell’autonomia regionale) e la Tav, ora che la Ue è disposta a finanziare il 55% dell’opera. Come già chiesto dal governo Conte.