Erano gli anni Sessanta quando il commercialista riminese Vittorio Tadei decise di lasciare l’attività per affiancare le sorelle nel loro negozio di abbigliamento di Riccione. E furono le turiste che chiedevano capi nuovi ogni giorno a fargli venire l’idea del pronto moda. Scelta vincente: oggi Teddy è un gruppo di sei marchi (Rinascimento, Calliope, Terranova, Miss Miss, Kitana, Qb24) che nel 2018 ha fatturato 642 milioni di euro, con circa 700 negozi monomarca nel mondo: «L’obiettivo è arrivare ai 900 milioni e per competere sempre più con i big del fast fashion», commenta l’amministratore delegato Alessandro Bracci. Con 2850 dipendenti, al centro della strategia ci sono le persone: «L’innovazione non può essere in capo a qualche responsabile illuminato, ma deve essere collettiva», aggiunge il ceo. Non a caso il claim aziendale è «Astenersi dipendenti, cerchiamo imprenditori di se stessi».
Nel 2018 l’azienda ha investito oltre 30 milioni di euro in innovazione e sviluppo della rete vendita, a cui va aggiunto un ulteriore milione per la crescita delle risorse tramite la formazione. Teddy realizza il 52,5% del fatturato in Italia e il resto all’estero, in un’ottica border factor che, fin dall’inizio, guarda ai mercati meno battuti: «Il fondatore Vittorio Tadei, già dagli anni Novanta, ha cominciato a guardare a Est, con l’apertura di un negozio in Croazia. Siamo forti nei paesi balcanici e in Russia, ma abbiamo negozi anche in Paesi meno tradizionali come Kazakistan o Filippine. Anche quest’anno apriremo negozi in 16 nazioni». Non senza preoccupazione per la situazione attuale: «Stiamo osservando con attenzione l’evolversi della diffusione del virus attraverso un team dedicato – conclude –. L’emergenza non è solo sanitaria, perché gli impatti sull’occupazione e sull’economia sono inimmaginabili. Teniamo sotto osservazione in particolare l’andamento dei consumi e l’efficienza delle catene di fornitura dal SudEst asiatico. Dal punto di vista delle attività lavorative, abbiamo dato indicazioni di ridurre al minimo le trasferte in Italia e all’estero, stiamo seguendo le indicazioni diffuse dalle autorità anche in termini di chiusure, oltre chiaramente all’indicazione di attenersi scrupolosamente alle norme igieniche previste».
*L’Economia, 2 marzo 2020