«Allora diciamo così: la Tav non si può fare finché al governo ci sono i Cinque Stelle. Andiamo avanti». Il «Supercinema» di Chieti esplode in un lungo applauso quando il vicepremier Luigi Di Maio, sembra mettere un punto fermo alla questione Torino-Lione.
Aveva già sommerso di incitazioni affettuose anche Alessandro Di Battista — giunto con il vicepremier nella città abruzzese per sostenere Sara Marcozzi (candidata alle Regionali di domenica prossima contro Giovanni Legnini, centrosinistra, e Alessandro Marsilio, centrodestra) — che aveva fatto capire a tutti i motivi di quel «no» con un esempio: «Per andare in treno da Pescara a Roma ci metto sei ore e mezzo. E devo anche fare un cambio. Allora noi non siamo per il “no” alle infrastrutture. Ma vogliamo la Tav Pescara-Roma, la Tav Matera-Roma, la Tav Palermo-Catania, la strada Asti- Cuneo, un’altra metro a Torino. Non vogliamo spendere 20 miliardi di denaro pubblico per bucare una montagna solo per far sì che il traffico merci dalla Francia (in diminuzione) arrivi con 20 minuti in anticipo. Se la Lega intende andare avanti su quel buco inutile, tornasse da Berlusconi e non rompesse i c…. È chiaro?». E Di Maio aveva ribadito: «Finche ci sarà il M5S al governo la Tav Torino-Lione non ha storia, non ha futuro. Il cantiere ancora non c’è ma lo vogliono le peggiori lobby, che hanno sostenuto Renzi e Berlusconi».
Matteo Salvini, sempre dall’Abruzzo, ha cercato di spegnere l’incendio: «Troveremo come sempre una soluzione con i 5 Stelle tagliando i costi. Io non vedo spaccature nel governo: non mi interessano inutili polemiche o retroscena. Ci siederemo attorno a un tavolo e faremo la scelta di buon senso che serve agli italiani, all’economia e all’ambiente. Se l’opera riduce i tempi, l’inquinamento ed è conveniente perché non farla? Questa è la domanda alla quale tutti, senza pregiudizi, dobbiamo rispondere». E poi ha replicato a Di Battista:« La Tav non serve a Salvini. Se si viaggia più veloce, serve agli italiani».
La battaglia di dichiarazione è proseguita con Di Maio che ha invitato Salvini a «non lasciarsi strumentalizzare. Perché poi questa pantomima serve a bloccare un governo in cui io ci metto la faccia».
In serata, preoccupato dai toni polemici, ha deciso di intervenire anche il premier Giuseppe Conte. E lo ha fatto con una nota ufficiale: «Sulla Tav ho preso un impegno a nome del governo: di procedere alla decisione finale non sulla base di sensibilità personali o di una singola forza politica. Il contratto di governo prevede una revisione del progetto. Abbiamo interpretato questa clausola quale necessità di procedere all’analisi costi-benefici e di riservarci la decisione all’esito di questa valutazione finale che contemplerà tutte le implicazioni tecniche, economiche, sociali». Analisi costi-benefici, trapela da fonti qualificate del ministero delle Infrastrutture, dalla quale «sta emergendo un saldo fortemente negativo a carico della prosecuzione dell’opera».