Il ministro dei Trasporti francese, si toglie il casco di sicurezza e sfodera il suo miglior sorriso: «Normalmente non mi occupo di pensare al posto del governo italiano. Ho parlato con la ministra De Micheli venerdì a Bruxelles e abbiamo avuto un’ottima sintonia su questo come su altri progetti». La dichiarazione di Jean Baptiste Djebbari, nuovo responsabile del dicastero di Parigi che si occupa di Tav, è l’epilogo di una settimana vissuta pericolosamente. Perché la presenza italiana alla cerimonia di conclusione dei lavori del primo tratto del tunnel di base della Torino-Lione avrebbe dovuto essere scontata. Dopo il sofferto voto al Senato in agosto, la dichirazione di Conte (eravamo ancora al Conte uno insieme ai leghisti) sul fatto che l’opera «a questo punto è più costoso interromperla che concluderla», un esponente del governo di Roma avrebbe dovuto essere presente nella grande sala sotterranea dove le autorità attendevano la caduta del diaframma di roccia.
Quello che è caduto ieri è l’ultimo muro del primo lotto, 9 chilometri di una galleria che, diceva l’allora ministro Toninelli, «non esiste». Un atteggiamento indifferente alla realtà di uno scavo lungo come il tunnel del Gran Sasso e largo 11 metri. Certo una piccola parte dei 57,5 chilometri complessivi dell’opera che sarà terminata nel 2026 ed entrerà in funzione nel 2030. Fra tre anni, nel 2023, sette talpe come quella che ha finito di scavare ieri attaccheranno contemporaneamente la montagna. In Italia partiranno dall’attuale cantiere di Chiomonte, che sarà presto allargato, e scavando sia in direzione Francia sia verso Susa, l’imbocco italiano del tunnel.
Perché dunque ieri nessun esponente del governo di Roma era presente alla cerimonia? «Difficoltà a far coincidere le agende», spiegava ieri l’organizzazione franco-italiana. Ma il retroscena che si poteva ricostruire durante la caduta dell’ultimo diaframma era molto diverso. Paola De Micheli, Pd, avrebbe voluto essere presente ieri mattina. Ma sarebbe stato lo stesso presidente Conte a fermarla. Ancora troppo recenti le polemiche con i 5 Stelle e la bruciante sconfitta subita dal Movimento proprio su uno dei terreni che per anni ha considerato simbolico. Meglio non tornare a turbare gli animi con le immagini di una componente del governo italiano che stringe le mani agli operai di un cantiere, felici per aver portato a termine una delle opere più complesse sul piano ingegneristico.
Così è nato l’escamotage messo in scena ieri. Il ministro francese che elogia la collega italiana e addirittura ne diventa il portavoce indiretto: «Venerdì scorso ho incontrato a Bruxelles il mio omologo Paola De Micheli: con l’Italia c’è una perfetta intesa». E ancora: «Eravamo alla riunione dei ministri dei Trasporti dell’Unione Europea. Abbiamo parlato di molti progetti e ovviamente anche di questo. Sulla Torino- Lione la collega italiana ha detto che dobbiamo andare avanti rapidamente. E di questa posizione italiana sono lieto».
Insomma l’opera va avanti ma a Roma pensano che sia meglio non farlo sapere troppo in giro.