«Spediti, determinati, compatti». Rafforzato dalla batosta incassata da Salvini in Emilia-Romagna, il premier non teme di suonare enfatico e prova a convincere di aver cambiato passo. Il vertice a Palazzo Chigi con i capi delegazione (durante il quale molto si è parlato di coronavirus), ha prodotto una prima intesa sul metodo di lavoro. Giuseppe Conte, che smentisce «verifiche o tagliandi», vuole mostrare che il rilancio è partito e posta su Twitter una foto della riunione con i capi delegazione Dario Franceschini, Alfonso Bonafede, Roberto Speranza e Teresa Bellanova, con l’hashtag #Agenda 2023 e l’auspicio (non dichiarato) che sarà lui a portare a termine la legislatura.
Il Conte II prova a blindarsi, lasciandosi alle spalle cinque mesi di litigi e la continua rincorsa a sbandierare vessilli. Il Movimento 5 Stelle è uscito frastornato dalle Regionali e Bonafede, che ha preso il posto di Luigi Di Maio come capo delegazione, vuole rassicurare le truppe. «È ora di mettere il turbo», esordisce il Guardasigilli. Durante il punto stampa che chiude la missione a Sofia, in Bulgaria, Conte ammette che l’esito del voto gli ha dato «più respiro» e prova a stemperare le tensioni: «Non c’è nulla da smussare, i cittadini ci hanno chiesto di fare le riforme subito e tutte le forze politiche devono sentirsi coinvolte». E a sera, nella nota ufficiale: «Remiamo tutti nella stessa direzione». Se i 5 Stelle scalpitano e si dividono, Conte fa capire che l’attività di governo non può attendere: «Mi sono confrontato con Vito Crimi… Mi hanno garantito che possono dare il loro giusto e auspicato contributo. Dobbiamo marciare di corsa». Le nomine per il ricambio ai vertici delle aziende partecipate dividono i partiti, anche al loro interno. Ma anche qui il premier ostenta sicurezza: «Io ho un criterio chiaro». Come a dire che i nuovi rapporti di forza, con il Pd che elettoralmente pesa ben più del M5S, non condizioneranno le scelte di Palazzo Chigi. E la Rai? «Non me ne occupo».
Sul piano del metodo, con le dimissioni di Di Maio è uscito di scena anche il contratto, sostituito dal «cronoprogramma». Conte ha intenzione di procedere con tavoli di lavoro tematici su infrastrutture, università e ricerca, sicurezza, lavoro e, prima di tutto, Fisco. Sarà che sente il governo più stabile, ma su questo fronte l’«avvocato degli italiani»» ha voglia di accelerare. Spera di recuperare risorse dal calo dello spread e ha fretta di mettere la testa sulla prossima manovra, il cui faro — almeno sulla carta e nonostante le pesantissime clausole per disinnescare l’Iva — è la riduzione delle tasse. «Uno dei temi forti sarà l’occupazione — annuncia Conte —. Dobbiamo farla lievitare per far crescere il Paese». Sulla giustizia è scontro perenne, Pd e M5S non si mettono d’accordo e il presidente, rivolto ai giornalisti, invita ad allargare lo sguardo: «Voi parlate spesso di prescrizione, che è un tassello di una riforma più complessa volta ad accelerare la riforma del processo penale». Altro dossier da sviscerare è quello di Taranto, al quale il premier pugliese tiene particolarmente. «Ci stiamo aggiornando. C’è un progetto di accordo, ci sono dei dettagli da definire — risponde Conte riguardo al negoziato con ArcelorMittal sul futuro dell’ex Ilva». Incontri in vista? «Siamo in contatto non è da escludere che nei prossimi giorni ci vedremo». Con il fondatore e ceo, Lakshmi Mittal? «Ha dichiarato la disponibilità di venirmi a trovare».