In politica è sempre una questione di tempo, e il tempo in questa crisi non gioca a favore di Salvini: più passano i giorni, infatti, più i suoi avversari potrebbero realizzare le trappole nelle quali sperano di incastrarlo per evitare le elezioni anticipate. Perciò il leader della Lega preme sulla Casellati perché la mozione di sfiducia contro Conte venga calendarizzata già la prossima settimana. Se il voto del Senato dovesse slittare, alla Camera i grillini tenterebbero di sfruttare il tempo per far approvare con un blitz d’Aula la riforma che riduce il numero dei parlamentari: in quel caso il governo potrebbe anche cadere ma la legislatura sarebbe salva, perché le procedure costituzionali che si innescherebbero congelerebbero il ritorno alle urne almeno fino all’estate del prossimo anno.
È chiaro che per una simile operazione servirebbe un accordo politico su larga scala, che dovrebbe coinvolgere i Cinquestelle, il Pd e anche Forza Italia: sarebbero i prodromi di quella «maggioranza Ursula» — dal nome della neo eletta presidente della Commissione europea von der Leyen — di cui per primo parlò Renzi. Proprio l’ex segretario dem è tra i maggiori sostenitori del progetto: lui che immaginava di avere tempo in questa legislatura per i suoi disegni, è stato colto di sorpresa dalla mossa elettorale di Salvini. E cerca di reagire. Ma Zingaretti si mostra scettico all’idea, sostenendo che in prospettiva «noi non possiamo caricarci sulle spalle l’onere della prossima Finanziaria»: un valido argomento per non dire che preferirebbe stilare le liste elettorali del partito e così de-renzizzarlo.
Per avere il tempo necessario a fargli cambiare idea, i renziani al Senato hanno deciso di usare un’arma di Zingaretti per perdere del tempo: perciò chiederanno che prima della mozione di sfiducia leghista contro il premier venga votata la loro mozione di sfiducia contro il ministro dell’Interno. Il tempo è un fattore in questa fase sospesa della crisi, il cui esito appare scontato ma ancora non lo è. Perché non è del tutto chiaro quali sono le forze in campo. Forza Italia, per esempio, vuol sapere da Salvini se correranno in coalizione alle (eventuali) elezioni, e lo vogliono sapere prima di votare la mozione di sfiducia contro Conte. Tra i lealisti azzurri, alla Camera e al Senato, c’è aria di rivolta e si pretendono dalla Lega le garanzie chieste da Berlusconi: «Sottoscriviamo un accordo prima del voto». La Meloni invece è sicura e non da oggi che Salvini non potrà sfuggire all’intesa. Lo profetizzò a luglio: «Va da solo? Ma ’ndo va. Nemmeno alla Dc gli italiani hanno mai concesso la maggioranza assoluta». Allora si vota, se prima non si vota il taglio dei parlamentari. È una corsa contro il tempo.