Più fondi per le pensioni e le politiche sociali, meno risorse per la scuola, per i beni culturali, il soccorso civile e l’accoglienza degli immigrati. Una spesa decisamente più alta per gli interessi sui titoli pubblici, ma anche una sforbiciata progressiva, e assai pesante, agli incentivi concessi alle imprese. Sulle quali, come emerge dal bilancio pubblico che si delinea per il prossimo triennio, graveranno, alla fine, i costi maggiori della manovra del «cambiamento», la prima del governo giallo-verde.
Il bilancio pubblico riclassificato per «azioni politiche» che viene allegato al disegno di legge di Bilancio rende in modo evidente le scelte operate. Cioè come i nuovi stanziamenti e i tagli alla spesa necessari per finanziarli modificheranno il bilancio del prossimo triennio. Al netto di nuovi interventi che certamente ci saranno, se non altro per scongiurare gli aumenti dell’Iva con altri taglio tasse.
E sarà un impatto sostanziale: con Quota 100 la spesa per le pensioni crescerà tra il ’19 e il ’21 di 4 miliardi, mentre il Reddito spingerà la spesa per la famiglia e le politiche sociali, che aumenta di 1,5 miliardi. E poi c’è il costo degli interessi sui titoli di Stato, che cresce di ben 8,5 miliardi nel triennio (da 74,2 a 82,7 miliardi). In compenso c’è un taglio di 5 miliardi agli incentivi alle imprese, una sforbiciata di ben 4 miliardi alla scuola. Si risparmierà sul rimborso delle imposte (-3,9 miliardi, si spenderà meno per il soccorso civile (3,3 miliardi) e per l’immigrazione. Restano ferme, nel triennio, le risorse per ordine pubblico e sicurezza, giustizia, difesa, agricoltura, ricerca.
Il nuovo parametro per le uscite dal lavoro a Quota 100 ha l’effetto di proiettare oltre quota 100 miliardi la spesa per tutte le politiche previdenziali, che passa da 96,4 a 100,2 miliardi tra il 2019 e il 2021. Qui dentro la spesa vera e propria per le pensioni aumenta di 3,8 miliardi da 84,9 a 88,7 miliardi. Salgono gli stanziamenti per le politiche sociali e la famiglia, da 40,2 a 41,8 miliardi, e per il Reddito (più 1 miliardo tra il ‘19 e il ‘20), ma c’è anche 1 miliardo in più nel triennio per invalidi, disabili e non autosufficienti (da 19,6 a 20,6 miliardi).
Altro capitolo molto pesante nel bilancio pubblico è quello assorbito dall’istruzione scolastica. Che si riduce, a legislazione vigente, di 4 miliardi nel triennio, cioè di circa il 10%. Si passa da 48,3 a 44,4 miliardi nel giro di tre anni, con una riduzione delle risorse sia per l’istruzione primaria (da 29,4 a 27,1 miliardi di euro) che per quella secondaria (da 15,3 a 14,1 miliardi). A determinare la flessione contribuisce in modo decisivo la riduzione dei fondi per gli insegnanti di sostegno, un miliardo nel ciclo primario, 300 milioni in quello secondario. In compenso si spenderà qualcosa in più per l’Istruzione universitaria (da 8,3 a 8,5 miliardi tra il ‘19 e il ‘21).
La spesa per sostenere la competitività e lo sviluppo delle imprese, come detto, si riduce drasticamente, nonostante la flat tax sulle partite Iva e i nuovi sgravi Ires per quelle che reinvestono gli utili. La bolletta è molto pesante: gli stanziamenti passano da 24,7 miliardi nel 2019 a 20,6 nel 2020 e a 19,6 miliardi nel 2021. Sono 5,1 miliardi che vengono meno in gran parte proprio grazie alla riduzione degli incentivi fiscali (da 18,3 a 16 miliardi).
Non riguarda solo le imprese, ma per il prossimo triennio ci sarà da mettere in conto anche una riduzione dei rimborsi fiscali operati dallo Stato. Che passeranno dai 73 miliardi previsti per il 2019 a 69,1 nel 2021. Sale anche il costo della partecipazione italiana al bilancio dell’Unione europea, nonostante il governo lo ritenga già ora troppo alto. I contributi all’Unione Europea aumentano di oltre 3 miliardi nel periodo, da 20,8 a 23,9 miliardi. E salgono anche quelli dello Stato a Regioni ed enti locali, che comprendono gli stanziamenti per la sanità: da 119,9 miliardi di euro nel 2019 a 121,1 nel 2021.
Tra il 2019 e il 2020 raddoppiano gli stanziamenti per le infrastrutture (da 3,6 a 7,3 miliardi, poi scendono a 5 nel 2021), grazie a 3,5 miliardi in più per strade e autostrade in gestione Anas. Si prevede, inoltre, un incremento dei fondi per la mobilità e il trasporto pubblico di 1,3 miliardi nel triennio (in questo caso grazie al contratto di programma delle ferrovie).
A fare le spese di queste scelte politiche sono altre «missioni» pubbliche.Scendono ad esempio la spesa per l’immigrazione (da 3,3 a 2,9 miliardi), quella per la tutela dei beni culturali e del paesaggio (da 2,6 a 1,8 miliardi), come quella per il soccorso civile, che passa da 7,6 a 4,3 miliardi. Il «sostegno alla ricostruzione» crolla tra il ‘19 e il ‘20 da 3,2 miliardi a 700 milioni, poi 380. Ma scendono anche le risorse finanziarie per la protezione civile di primo intervento, da 744 a 391 milioni di euro.