Colpo di scena a Westminster: con un’imprevista inversione di marcia, la premier Theresa May ha concesso al Parlamento sia la possibilità di escludere l’uscita dall’Unione Europea senza accordo, sia l’opzione di allungare i tempi, rinviando la data della Brexit.
Dopo una tempestosa riunione di Governo ieri mattina, la May si è presentata in Parlamento per annunciare che tra due settimane si terranno tre importanti voti in sequenza. Il 12 marzo, come già stabilito, i deputati saranno chiamati ad approvare o respingere l’accordo “ufficiale” raggiunto dalla premier con la Ue.
Il Parlamento il mese scorso aveva già respinto l’intesa con un margine di 230 voti, ma la premier si è impegnata a tornare a negoziare con Bruxelles per ottenere ulteriori concessioni e, soprattutto, una ri-formulazione della contestata «backstop», la polizza di assicurazione per evitare il ritorno di un confine interno in Irlanda.
Per ora le speranze della May si sono scontrate con la determinazione della Ue di non riscrivere l’accordo faticosamente raggiunto dopo lunghi negoziati. La premier però insiste di poter fare passi avanti nei prossimi giorni e per questo ha rinviato il cosiddetto «voto significativo» sull’intesa al 12 marzo.
Se il testo ufficiale, per quanto rivisto e corretto, verrà nuovamente respinto dai deputati, allora la May si è impegnata a procedere con un’altra votazione il giorno dopo, il 13 marzo, su una mozione che chiede «il consenso esplicito» del Parlamento per un «no deal», l’uscita dalla Ue senza accordo, il 29 marzo.
Se, come sembra probabile, la maggioranza dei deputati respingerà l’ipotesi no deal, allora il giorno successivo, 14 marzo, il Parlamento voterà su un’altra mozione per chiedere un allungamento «breve e limitato» dei tempi. Se la mozione verrà approvata, il Governo chiederà alla Ue un’estensione dell’articolo 50 oltre la data prevista del 29 marzo e passerà una legge ad hoc per modificare la data di uscita.
La May ha precisato che l’eventuale estensione non deve andare oltre i due mesi per evitare problemi relativi alle elezioni europee. Non è previsto infatti che la Gran Bretagna in uscita dalla Ue partecipi al voto per il rinnovo dell’Europarlamento. Se resterà Paese membro fino e non oltre il 30 giugno, superando le elezioni di maggio senza ovviamente presentare candidati, non ci saranno conflitti. Un’uscita dopo il primo luglio, data di insediamento dei nuovi eurodeputati, rappresenterebbe invece un problema.
La mossa a sorpresa della May ha due obiettivi: in primo luogo evitare probabili dimissioni nel Governo e defezioni nel partito. Ieri mattina tre sottosegretari avevano pubblicato una lettera aperta alla May sul Daily Mail, il quotidiano che più la sostiene, intimando alla premier di escludere un no deal entro 24 ore.
Il secondo obiettivo della May è mettere il fronte pro-Brexit con le spalle al muro, nella speranza di costringere gli oltranzisti a votare a favore del suo accordo per evitare un rinvio della data di uscita o un secondo referendum con la possibilità di restare nella Ue.
I brexiters hanno reagito con rabbia all’annuncio, accusando la May di avere rinnegato la promessa fatta più volte che la Gran Bretagna avrebbe in ogni caso lasciato la Ue il 29 marzo. «Il mio sospetto – ha dichiarato Jacob Rees-Mogg – è che ogni rinvio di Brexit sia un tentativo di annullare Brexit. Questo sarebbe l’errore più grave possibile».
L’annuncio della premier ha anche un’importante conseguenza: potrebbe eliminare il rischio di no deal. Il Parlamento ha già dimostrato con il voto di gennaio che la maggioranza è contraria a un’uscita senza accordo, considerata un salto nel buio troppo rischioso per l’economia. Salvo sorprese, quindi, la mozione del 13 marzo dovrebbe essere approvata.
Per questo, il mondo delle imprese ieri ha espresso un cauto sollievo, pur manifestando il timore che l’opzione non deal non venga esclusa per sempre ma solo rinviata. Come ha avvertito l’ex ministro Ken Clarke, «potrebbe essere un salto nel buio tre mesi dopo».