La parola d’ordine è innovazione, per quanto possa sembrare un po’ fuori contesto per un business come quello di Surmont: funghi surgelati. Eppure, come spiega Marco Sartor, (direttore produzione e socio), è grazie a investimenti mirati e a una riorganizzazione della produzione industriale che la società di Pederobba, in provincia di Treviso, è riuscita a ritagliarsi la propria fetta di mercato «prevalentemente a livello nazionale, ma il nostro obiettivo è puntare decisamente anche sui mercati esteri», spiega Sartor.
La storia dell’azienda comincia nel 1998, quando la Surmont, all’epoca divisione surgelati di Funghi di Montello, si separa dalla casa madre e diventa un’azienda autonoma, a controllo familiare (il padre Roberto Sartor è tutt’ora presidente mentre il figlio Nicola è responsabile dell’area commerciale). Anche la «materia prima» cambia: ai funghi si aggiungono le verdure. Come racconta lo stesso Marco Sartor, è la conoscenza della materia prima, l’innovazione dei prodotti e dei processi produttivi che permettono alla società di incrementare i volumi arrivando nel 2004 a costruire uno stabilimento nuovo, «Un riassetto – racconta Sartor –, cui fa seguito un (primo) ampliamento nel 2008 e un secondo in corso, per supportare volumi produttivi diventati sempre più ampi». Il fatturato passa dai 14 milioni del 2010 ai 21 del 2016 e ai 22,7 del 2017. Nel corso degli anni 2000 si amplia anche la base di mercato: non più solo il settore industriale come destinatario della produzione, ma anche il retail. «La svolta che imprime un nuovo ritmo alla nostra produzione è l’accordo con importanti player della distribuzione, per i quali surgeliamo funghi e realizziamo piatti pronti surgelati a loro marchio unitamente alla spinta sul marchio dell’azienda».
Surmont lancia almeno un paio di novità a proprio marchio ogni stagione, spiega l’imprenditore che sottolinea ancora una volta quanto investire in ricerca e sviluppo sia stato fondamentale per puntare su quello che per Sartor è il vero volano di sviluppo dell’azienda: i piatti già pronti, rigorosamente surgelati in tempi brevissimi in modo da tenere inalterate le proprietà organolettiche dei prodotti. «Abbiamo cominciato con le zuppe e con i piatti pronti a base di funghi, ma ora forniamo un menù completo con primi, secondi, contorni. Al centro sempre la qualità degli ingredienti e una ricettazione genuina come se il prodotto fosse fatto in casa». L’importanza del made in Italy è testimoniata dall’interesse che Surmont sta registrando anche all’estero: «Per ora siamo presenti negli Usa, ma stiamo investendo per incrementare la nostra presenza in ogni angolo del mondo».
*L’Economia, 9 aprile 2018