Anche il fatturato dei servizi si ferma. Dopo i numeri sul commercio al dettaglio, che a settembre hanno fatto segnare un calo del 2%; e quelli sull’export, che negli ultimi mesi cresce a ritmi alquanto ridotti rispetto all’anno passato (per colpa della guerra dei dazi ma non solo), arrivano altri dati preoccupanti. Un altro comparto fondamentale della nostra economia, come quello del terziario, sta infatti rallentando in maniera molto significativa, a riprova che il rischio recessione sta aumentando.
Nel terzo trimestre del 2018, stando alle stime diffuse ieri l’Istat, l’indice generale del fatturato dei servizi «presenta una variazione congiunturale nulla, interrompendo la fase espansiva iniziata nel terzo trimestre 2014». Rispetto al secondo trimestre del 2018 aumenta «solo ed in misura contenuta» il fatturato del settore trasporto e magazzinaggio, mentre segnano una flessione le attività professionali, scientifiche e tecniche e nel campo dei servizi di informazione e comunicazione. Su base annua, l’indice generale grezzo di questo comparto cresce dell’1,4%, mentre se si guarda ai singoli settori solamente le attività di selezione, ricerca e fornitura del personale corrono (+10,1%).
Tra i principali comparti l’unica variazione congiunturale positiva si riscontra nelle attività di trasporto e magazzinaggio (+0,5%), col trasporto aereo che sale dell’1%; le attività professionali calano invece dello 0,6%, mentre i servizi di comunicazione perdono lo 0,3%. Settori come commercio all’ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli, ed i servizi di alloggio e ristorazione e delle agenzie di viaggio riportano invece variazioni nulle, come anche i servizi di supporto alle imprese. In particolare, rispetto al trimestre precedente, il commercio di autoveicoli perde l’1,8%, mentre pezzi di ricambio ed accessori calano dello 0,5%. Nonostante ciò questi due comparti, rispetto allo stesso periodo del 2017, fanno ancora registrare un consistente segno positivo (+2,2% il comparto commercio, riparazione e ingrosso di auto e moto).
Anche le attività di alloggio e ristorazione continuano a crescere (+1,9%), ma ad un ritmo dimezzato rispetto al 2017. Segno che la stagione estiva non è stata poi sfavillante come si immaginava: a salvarla sarebbero stati gli stranieri, mentre la domanda interna ha segnato un netto calo. Molto marcata invece la flessione delle attività professionali, scientifiche e tecniche (-3,2%) con un picco di -9,6% dei servizi nel campo dell’architettura, dell’ingegneria e dei collaudi.
Anche sul fronte della fiducia dalla Direzione Ecfin della Commissione Ue arrivano segnali poco confortanti. Il sentimento economico misurato attraverso l’indice Esi è rimasto «ampiamente stabile» nell’Eurozona (-0,2 punti per arrivare a 109,5) mentre nel nostro Paese è «diminuito in modo significativo» calando di 1,2 punti. Solo la Gran Bretagna, alle prese coi travagli legati alla Brexit ha fatto peggio di noi perdendo 3,1 punti, mentre la Francia ne guadagna 0,2 e la Germania 0,6. Che direzione prenderà la manovra del governo, alla luce del braccio di ferro in corso con Bruxelles, non si è ancora capito. E quindi non si sa nemmeno quali strumenti verranno introdotti per davvero nella manovra e se si riuscirà o meno ha spingere la crescita del Pil sino all’1,5% su cui scommettono Conte, Tria, Di Maio e Salvini. Intanto la maggioranza ieri ha deciso di fissare per lunedì pomeriggio l’avvio della discussione generale in aula alla Camera e per il giorno dopo l’inizio delle votazioni. E a questo punto, come ha spiegato il ministro per i rapporti col Parlamento Riccardo Fraccaro dopo il vertice coi capigruppo di Montecitorio, non è esclusa l’«opzione fiducia».