«Le invenzioni vanno protette». È il mantra di Luigi Boggio, numero uno dello Studio Torta, leader nella protezione della proprietà intellettuale delle imprese, con mille domande di brevetto europeo depositate all’anno e oltre 45 milioni di fatturato consolidato nel 2017, in crescita costante. Fondato a Torino dai due fratelli Torta nel 1879, lo studio ormai non ha più nulla dell’impresa familiare ed è strutturato da anni come società per azioni, con una sessantina di professionisti e 140 assistenti, distribuiti su sei uffici diversi in tutto il Nord Italia e a Roma. «Quando siamo subentrati abbiamo preso una strada diversa da quella dei nostri concorrenti, dando un’impostazione di studio associato all’americana, tanto che ormai siamo ben 38 partner», spiega Boggio.
Un’anomalia positiva in un panorama tipicamente orientato a mantenere la struttura familiare, dove i figli subentrano ai padri nella gestione e gli altri professionisti restano dipendenti. «Da noi nessuno si sente dipendente a vita e ognuno può aspirare a posizioni di crescente responsabilità, fino ad entrare nel consiglio d’amministrazione, composto da cinque soci eletti dall’assemblea. Nuovi soci vengono regolarmente coinvolti nel board, per offrire loro l’opportunità di fare esperienza anche nel delicato e strategico compito della gestione dello studio», precisa Boggio. Questa governance aperta contribuisce alla competitività dello studio, dove ogni professionista, dai più anziani ai più giovani, gode di grande autonomia e lavora quasi come se fosse in proprio. «Con il cliente si collabora attivamente per sviluppare il suo portafoglio brevetti e marchi, puntando a valorizzare il più possibile la sua proprietà intellettuale», fa notare Boggio.
Tra i clienti molte piccole e medie imprese anche se non mancano le multinazionali. «L’importanza della proprietà intellettuale cresce anche fra le piccole imprese, soprattutto quando esportano all’estero», rileva Boggio, che ha visto un’espansione costante dell’attività, a dispetto della Grande Crisi. Le domande di brevetto dall’Italia allo European Patent Office di Monaco sono aumentate del 4,3% nel 2017, a fronte di una crescita media del 2,6% nei 28 Stati dell’Ue, come emerge dal rapporto Epo della settimana scorsa. Con il 2,6% di tutte le domande (4.352 l’anno scorso), l’Italia si piazza al decimo posto tra i Paesi più attivi nelle richieste all’ufficio europeo di Monaco.
«Intendiamoci, la Germania batte sempre l’Italia sette a uno, ma la crescita continua», sottolinea Boggio. Mai come lo scorso anno le imprese europee e italiane hanno inviato a Monaco un numero tanto elevato di domande di brevetto, segno tangibile del loro potenziale innovativo. La peculiarità è però lo sbarco in forze sul mercato europeo della Cina, che per la prima volta rientra nella top five dei Paesi che presentano domande di brevetto all’ufficio europeo insieme agli Usa, la Germania, il Giappone e la Francia.
*L’Economia, 16 marzo 2018