“Me non più”, di Massimiliano Costa, Italic Editore
Costa a distanza di vent’anni dà alla luce un romanzo che riprende alcune logiche viste in “Volevo solo dormirle addosso” di Massimo Lolli. La storia anche in questo caso si svolge all’interno di una grande multinazionale, tra meeting, con orari improbabili, e presentazioni power point, utili solo a mettere in mostra il proprio sapere. Tutto si muove dentro ad una 24 ore che produrrà solo sfinimento e qualche decisione importante per la vita del protagonista.
“In verità” di Dario Buzzolan, Mondadori
Ambientato nel nordest, pur essendo l’autore di origine torinese, ha come protagonista la famiglia Trovato con la sua azienda che produce orologi. Tutto sembra filare liscio ma le difficoltà aziendali mettono in crisi i rapporti familiari. In questo quadro si inserisce una multinazionale, LiebenKraft Company, che cerca di fare un sol boccone dell’azienda. Lo scopo, però, non è quello nobile di salvarla ma di rubare il know how della “Manifattura Stella”.
“Fronte di scavo” di Sara Loffredi, Einaudi Editore
Un romanzo che ricostruisce una delle più grandi opera fatte nel nostro Paese: il traforo del Monte Bianco. I protagonisti, Ettore, l’ingegnere e gli altri centinai di operai devono procedere spediti, e soprattutto dritti, altrimenti la galleria italiana e quella francese non s’incontreranno. La storia ruota tutto all’interno di questa costruzione ma indaga, in profondità, nei rapporti personali dei suoi protagonisti: insieme a Ettore, ci sono Hervé, capocantiere di poche parole, e Nina, indomita, che lavora alla mensa ed è sola con un figlio piccolo.
“La classe avversa” di Alberto Albertini, Hacca Edizioni
Segna una metaforica conclusione di un ciclo di letteratura industriale. Ottiero Ottieri nel 1957 scrive “Tempi stretti”, romanzo che unisce una storia di affetti tra Emma e Giovanni e di vita in fabbrica. “La classe avversa” riprende questo doppio piano – affetti e lavoro – e, in un gioco di richiami con ”Tempi stretti”, propone, a più di sessant’anni di distanza, una lettura del contesto familiare e professionale dell’Italia di oggi. Un romanzo interessante per capire cosa non funziona nei passaggi generazionali.
“La fine del tempo” di Guido Maria Brera, La Nave di Teseo
Un romanzo che, in modo fluido, si muove tra la storia del prof. Philips Wade e le trame del Quantitative Easing. Brera di professione fa il finanziere e in questo testo ha riversato la sua visone sulla finanza mettendo in luce non solo le evidenti storture del cd turbocapitalismo, ma gli effetti di quella frase, espressa da Mario Draghi nel luglio del 2012, “Whatever it takes”. Frase che resterà nella storia. Se Brera avesse scritto un saggio su questi temi, sarebbe stato letto da qualche centinaia di lettori. Molti del settore, ben pochi avvezzi alla finanza. La scelta narrativa gli apre le porte ad un pubblico più ampio.