Se non desta ormai più sensazione vedere il Tesoro piazzare i propri BoT a un tasso negativo come accaduto ieri con i 6,5 miliardi di titoli a 6 mesi emessi a -0,335% (comunque 13 centesimi in meno rispetto al mese scorso), fa sempre un certo effetto fermare l’occhio sul rendimento del BTp decennale al di sotto del punto percentuale per la prima volta dall’inizio dello scorso novembre: 0,96%, con uno spread di 133 punti base rispetto al Bund. Certo, si potrà obiettare che la Grecia si aggira poco sopra quegli stessi livelli mentre Spagna e Portogallo, un tempo nostri compagni di viaggio, sono invece molto al di sotto e attorno 0,30 per cento. La contrazione legata al sospiro di sollievo tirato dagli operatori sui mercati dopo l’esito delle elezioni regionali in Emilia Romagna è però fuori da ogni dubbio ed è naturale cercare di capire quale impatto possa esercitare un simile movimento sui conti pubblici e sui bilanci delle banche.
A fare i conti in tasca allo Stato ci ha pensato direttamente due giorni fa il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, mettendo al lavoro i tecnici del Tesoro e facendo notare che l’effetto diretto del voto (20 punti in meno di spread) «produrrà 400 milioni di euro risparmi quest’anno, 1,2 miliardi nel 2021 e oltre 2 miliardi nel 2022». Al di là della comprensibile soddisfazione palesata all’interno della compagine di Governo, i vantaggi per i conti pubblici sarebbero innegabili se la situazione attuale si confermasse nei mesi a venire, o se addirittura dovesse migliorare. Lo scorso anno i costi medi ponderati all’emissione dei titoli di Stato sono stati pari allo 0,93%, in leggera discesa rispetto all’1,07% del 2018 ma ancora sopra i livelli del periodo 2015-2017. Nelle prime aste del 2020 il Tesoro, che stamani proverà a piazzare fino a 8,75 miliardi fra CcT e BTp a 5 e 10 anni, ha collocato circa un decimo del fabbisogno atteso di titoli di debito a medio-lungo termine per l’intero anno (245 miliardi secondo le stime di UniCredit Research) con un rendimento medio dell’1,14 per cento. Il dato però rischia di essere fuorviante, perché fino a questo momento le operazioni effettuate sono poche e occorre anche tenere conto del peso del collocamento del BTp trentennale (peraltro un successo, con i quasi 48 miliardi di richieste a fronte dei 7 miliardi emessi) che con il suo 2,5% lordo sbilancia inevitabilmente il conteggio verso l’alto.
Può essere interessante invece ragionare sul rendimento dei titoli a 7 anni, proprio perché questa è la scadenza media del debito del Tesoro e il suo comportamento può fornire con buona approssimazione una misura degli oneri per le casse pubbliche. In questo caso il tasso, che a inizio anno stazionava (casualmente) proprio attorno al rendimento medio all’emissione poc’anzi ricordato, cioè allo 0,94%, ieri sera si attestava già oltre 30 centesimi sotto allo 0,60 per cento. Una riduzione di un terzo che, se confermata nei mesi a venire e proiettata ipoteticamente sull’intero debito da emettere nel 2020, può comportare a regime un risparmio attorno agli 800 milioni l’anno: un dato che non fa altro che confermare le cifre anticipate da Gualtieri.
Per le banche, che nonostante le cessioni effettuate negli ultimi mesi dello scorso anno mantengono nei propri portafogli un quantitativo rilevante di BTp, il discorso è invece più articolato. Gli istituti di credito registrano infatti da una parte un effetto positivo sul patrimonio Cet1 che gli analisti di Equita Sim quantificano in 20 punti base ogni 100 punti di riduzione dei tassi sull’intera curva dei tassi italiana, ma subiscono dall’altra una compressione sul margine di interesse proprio a causa della riduzione del rendimento degli stessi titoli detenuti.
Dei due effetti opposti sembra però essere il primo a prevalere, almeno nell’immediato: «Una riduzione dello spread di 100 punti base ha un impatto di circa il 3% positivo sulla capitalizzazione media delle banche italiane, con un impatto di che va dall’1-2% per quelle meno sensibili come Ubi, Intesa Sanpaolo e UniCredit fino al 7-8% per Monte dei Paschi e Popolare di Sondrio», conferma Giovanni Razzoli, analista per il settore bancario di Equita Sim. Una stima che trova per il momento conferme nello stesso andamento in Borsa dei titoli del comparto, che da lunedì scorso e nonostante l’effetto di «disturbo» dell’epidemia di coronavirus, a fronte di una riduzione dello spread di circa 25 centesimi hanno mediamente guadagnato l’1,5% contro lo 0,8% dell’indice generale Ftse Mib: un buon viatico in attesa della stagione dei bilanci delle banche, che entrerà nel vivo la prossima settimana.