La Spagna tornerà al voto nei prossimi mesi. Il Parlamento ha bocciato ieri la legge di bilancio e il premier socialista Pedro Sanchez ha deciso di mettere fine alla legislatura e indire le elezioni anticipate. Per respingere la Finanziaria anti-austerity della sinistra sono stati decisivi i partiti nazionalisti catalani che chiedevano di poter votare per la secessione in un nuovo referendum e non avendo ottenuto da Sanchez alcuna apertura hanno negato il loro appoggio. Salvo ripensamenti o nuovi accordi, in questo momento impensabili, i cittadini spagnoli saranno chiamati a votare già in aprile: il 14 aprile è la prima data possibile ma, secondo fonti vicine alla Moncloa, la data più probabile sarebbe il 28 aprile, mentre resta possibile la scelta del 26 maggio, la stessa domenica delle elezioni europee
Sanchez, a capo di un governo di minoranza, aveva messo a punto una legge di bilancio anti-austerity assieme alla sinistra radicale di Podemosaffidandosi in Parlamento ai voti dei secessionisti catalani, che si erano uniti alla sinistra nello sfiduciare il governo conservatore di Mariano Rajoy solo otto mesi fa. Ma solo 158 parlamentari sui 350 totali della Camera bassa hanno votato a favore della Finanziaria, 191 sono stati invece i contrari, con un’astensione. Dopo la votazione in Parlamento, il ministro del Tesoro, Maria Jesus Montero, ha attaccato duramente i partiti separatisti catalani e l’opposizione: «Questo governo – ha detto – è sempre stato aperto al dialogo all’interno delle leggi spagnole. Ma è ovvio che questo dialogo deve avere dei limiti. Abbiamo ripetuto la stessa cosa fin dall’inizio: «Non metteremo mai un referendum sull’autodeterminazione della Catalogna nella nostra agenda».
I mercati finanziari hanno reagito con freddezza di fronte alla nuova fase di incertezza politica che si sta aprendo: l’Ibex è rimasto stabile mentre lo spread dei bonos decennali si è allargato di cinque punti rispetto ai titoli tedeschi di uguale durata, con i rendimenti in leggero aumento all’1,28 per cento.
Secondo Jean-Christophe Machado di Natixis, gli investitori non sono preoccupati per la Spagna ma «per gli sviluppi della Brexit e per le vicende politiche che riguardano l’Italia»: «Il fatto che l’Italia sia in una brutta posizione ha dato una spinta alla Spagna. Se vuoi diversificare – spiega Machado – vai sulla Spagna. Il bond spagnolo ha dimostrato fino a qui di resistere al contagio dei rendimenti italiani in crescita».
«La volatilità sui mercati potrebbe aumentare ma i sondaggi continuano a indicare che i grandi partiti continueranno a governare la Spagna. E questo – dice Joao Almeida, economista di Morgan Stanley – ci suggerisce che lo scenario politico non cambierà in modo significativo e che l’economia potrebbe essere nuovamente in grado di scrollarsi di dosso le difficoltà dovute a una maggiore incertezza politica, confermando per la Spagna una crescita più sostenuta rispetto all’area dell’euro».
Nella campagna elettorale si intrecceranno i temi economici e sociali, con la questione catalana. E il processo penale ai leader del fronte indipendentista che si è aperto mercoledì a Madrid è destinato ad alimentare le tensioni nel Paese. Secondo gli ultimi sondaggi elettorali realizzati dal Cis, i Socialisti di Sanchez raccoglierebbero il 29,9% dei consensi ma pur essendo il primo partito difficilmente potrebbero mettere assieme una coalizione di maggioranza in Parlamento con Podemos. Le destre – dai Popolari a Ciudadanos al partito xenofobo Vox – pur lontane dal 50% dei consensi, hanno già dimostrato in Andalusia di sapersi unire per governare. «Ora è finalmente chiaro che siamo arrivati al termine di una lunga agonia, gli spagnoli chiedono di votare, la Spagna ha bisogno di un governo migliore, il prima possibile», ha detto Pablo Casado, il leader dei Popolari. Mentre gli indipendentisti catalani che ieri hanno affossato il governo Sanchez fino a qui hanno dimostrato di preferire lo scontro continuo con Madrid, e quindi anche la destra al governo, a un compromesso politico con la sinistra.
Anche Sanchez vuole andare al voto al più presto per presentarsi agli elettori rivendicando una manovra Finanziaria anti-austerity che è stata bocciata dalle opposizioni ma che conteneva numerose misure di redistribuzione del reddito: dall’aumento del salario minimo del 22%, alle pensioni legate all’inflazione; dalle tasse sui gradi patrimoni e sui redditi più alti, a quelle per i big di internet e le transazioni finanziarie; dal diritto alla casa a nuove regole per il mercato del lavoro. Ha inoltre un altro grande alleato nella crescita economica: il Pil spagnolo anche nel 2019, nonostante la crisi di governo, dovrebbe crescere più del 2 per cento.