C’è il pienone e posti in piedi sotto le antiche volte di Sant’Ilario, austera chiesa romanica sconsacrata e davanti a tutta quella gente il compagno presidente – «Stefano» come lo chiamano tutti – sa che è arrivato il momento di prodursi nelle battute “memorabili”, quelle destinate a lasciare almeno per qualche ora un’emozione nella testa di chi ascolta: «Voglio dirlo a chi vota Lega a Piacenza, a chi è operaio e a chi alza una saracinesca la mattina… Sappiate che il modello sanitario lombardo di cui vi parlano loro è per metà privato! Ma finché ci sarò io il sistema sanitario resterà a maggioranza pubblico!». E a questo punto scatta l’applausone. Ma lo show di Stefano Bonaccini non è finito: «Loro ci hanno definito la pattumiera d’Italia, hanno detto che sono i liberatori, hanno proposto il modello lombardo anche in economia, proprio a noi che ci siamo spaccati la schiena per trasformare la nostra regione povera in una regione modello. Ma noi ci teniamo l’orgoglio dell’Emilia-Romagna, di quella che è stata e di quella che vuole essere e gli diciamo che se l’Italia somigliasse all’Emilia sarebbe un Paese decisamente migliore! Grazie».
Il caldo battimani che accompagna il congedo di Bonaccini tarda a spegnersi: il presidente uscente della Regione Emilia non è mai stato un grande oratore ma sa toccare le corde giuste. Bonaccini – ecco il senso di tutto il suo rush finale – ha oramai deciso di parlare da “sovranista emiliano”, rilanciando un messaggio che si può riassumere così: siamo orgogliosi della nostra regione e delle nostre virtù e guai a chi ci propone modelli diversi. La scommessa di Stefano Bonaccini si riassume tutta in questa funzione “maieutica”: tirar fuori dagli elettori indecisi l’orgoglio emiliano. Un messaggio trasversale, pensato per raggiungere i riottosi della montagna, i romagnoli diffidenti della costa, ma anche tutti gli opulenti che vivono lungo la via Emilia. Bonaccini fa il “leghista rosso” perché sa che la scommessa di Matteo Salvini è opposta: nazionalizzare il voto regionale. Trasformarlo in un test sul governo, per ingolosire gli incerti di centrodestra. Due scommesse opposte ma entrambe ben fondate. Il dato che muove Salvini e Bonaccini è lo stesso: da due anni gli emiliano-romagnoli che preferiscono votare per il centrodestra sono – semplicemente- più di quelli che votano centrosinistra.
Alle ultime Europee le forze di centrodestra hanno ottenuto il 44,4% dei voti, quelle di centrosinistra il 37,7%. Ma questo non è solo un dato clamoroso – visto che la sinistra in 70 anni non era mai andata “sotto” – ma soprattutto consente di fotografare una realtà che nei racconti sull’Emilia è stato rimosso: Bonaccini – per effetto dell’aria che tira nel Paese – è partito indietro e la sua, se si completerà, sarà una rimonta. Certo, le ragioni di questa retrocessione a inseguitore esulano dal suo consuntivo, che è eclatante, come lui non si stanca di ripetere. Al di là della propaganda, l’Emilia-Romagna è la regione che è uscita meglio dalla crisi, ha il Pil più alto, una sanità pubblica invidiabile.Di suo Bonaccini ci mette il pragmatismo del modenese della provincia, un certo fair play, quella sua voce bassa, rassicurante, interrotta da acuti da tenore, il tutto condito dall’ ironia padana con la quale sfotte la sua sfidante Lucia Borgonzoni («Non ho mai ironizzato sulle sue gaffes, ma lei certe cose fa finta di non saperle. O forse non le sa…»). Certo, dietro Bonaccini c’è un clientelismo che viene da 50 anni di governo ininterrotto, c’è l’endorsement aperto, in altri tempi si sarebbe parlato di ingerenza, dei vescovi ispirati dall’amato arcivescovo di Bologna Zuppi. E ad incoraggiare Bonaccini ci sono le ultime elaborazioni estratte dai sondaggi: esistono effettivamente elettori di centrodestra e dei Cinque stelle pronti al voto disgiunto (un 2% potenziale in arrivo), ma soprattutto diversi elettori potrebbero limitarsi a votare Bonaccini, senza esprimere voti di lista. Ma alla fine Giuliano Cazzola, ex Cgil, ora numero uno di una lista laico-socialista, sintetizza tutto così: «Se fosse un campionato regionale vincerebbe Bonaccini, se diventerà un campionato nazionale in campo c’è solo Salvini e tutto diventa più incerto…».