L’ascolto incondizionatamente concesso senza applicare troppo spirito critico e le responsabilità troppo spesso attribuite a persone impreparate rappresentano la nuova questione morale in cui oggi si dibatte l’Italia. La competenza pare aver abdicato a favore dell’ignoranza che, anche grazie agli strumenti di comunicazione messi a disposizione dalla rete, si è conquistata un’inedita capacità di «farsi sentire». Approfittando della volontà di cambiamento che spira nel Paese, questa tendenza è riuscita a farsi largo tra la classe dirigente e nel confronto pubblico: in politica così come nei media l’astio verso i tecnici e gli esperti, ormai culturalmente dominante, impedisce spesso l’espressione libera e pacata del pensiero meritocratico.
Una volta l’ignoranza era causa di vergogna, mentre ora viene ostentata come motivo di vanto, sinonimo di schiettezza, onestà e vicinanza ai problemi della gente, e chi difende il merito e crede che la competenza sia un elemento fondamentale per coprire posizioni di vertice è messo sotto attacco. L’emergenza Covid-19 ha rappresentato forse, almeno in parte, un’eccezione. Ma non illudiamoci: si è trattato solo di un rinsavimento momentaneo.
Il volume analizza le cause di questa situazione, dal degrado della scuola alle dinamiche familiari che abbassano progressivamente le aspettative nei confronti dei giovani, e ne descrive gli effetti, dall’impoverimento intellettuale della classe dirigente al diffondersi di una cultura antiscientifica, fino alla perdita di competitività dell’intero nostro sistema produttivo. Salvarsi è tuttavia possibile, a condizione di saper cogliere quei segnali importanti che il libro ci aiuta a scovare e dai quali ripartire. Con un’intervista a Umberto Galimberti.