Contraddittorio, debole, insufficiente, preoccupante. Con sfumature diverse, sindacati e Confindustria bocciano il Def, mostrando molta preoccupazione per gli effetti che le misure potranno avere sulla crescita, sul deficit e sui rapporti con l’Unione Europea. Sotto accusa l’impianto del documento di aggiornamento, a cominciare dalla mancanza di investimenti, sola ragione che potrebbe giustificare uno sforamento del disavanzo, sostiene il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, intervenendo a “In mezz’ora in più”, su Rai Tre: « Se faccio una manovra con la scusa di incrementare il deficit, per incrementarlo solo, senza investimenti ed effetti sull’economia reale, il problema non è l’Europa, ma siamo noi». Il governo destina solo 4 miliardi alla crescita, rileva il leader degli industriali, che propone una ricetta ben diversa: «Dei 37 miliardi della manovra, 18 li avrei messi sullo sviluppo e 18 sulle altre cose». Così si rischia invece che la crescita sia molto lontana dai valori indicati dal Def, e invece proprio su questo «il governo si gioca tutta la sua credibilità: la politica come l’economia si misura dai risultati, nondagli obiettivi».
Anche per i sindacati la mancanza di investimenti e di vere misure per la crescita è un grave difetto della manovra, ma c’è anche altro: «Il Def non mi piace, – dice la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso – ci pare ampiamente contraddittorio perché si fonda su un gigantesco condono dell’evasione, una politica fiscale sbagliata. C’è un’idea di flat tax solo per le partite Iva e non c’è una progressività della tassazione, che colpirà chi è più debole» . Nel complesso, osserva la leader sindacale, si tratta di una manovra «che rinuncia a utilizzare la leva fiscale come leva di redistribuzione di politiche sociali e di sostegno ». In assenza di risposte da parte del governo, i sindacati potrebbero arrivare «a forme di mobilitazione», conclude Susanna Camusso. Altrettanto critica la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan, che però più che su un’eventuale mobilitazione pone l’accento su una urgente richiesta di confronto con il governo: «Il Def è debolissimo, siamo preoccupati in particolare per le conseguenze della quota 100 sulle donne: chiediamo un maggiore riconoscimento della contribuzione per le donne con figli, maggiore attenzione ai giovani, investimenti in particolare per le infrastrutture, sgravi per chi assume a tempo indeterminato fino ad arrivare alla detassazione totale strutturale per il Mezzogiorno». «Siamo preoccupati per l’assenza di risorse per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego e per la mancata riduzione delle tasse a lavoratori dipendenti e pensionati. – aggiunge il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo – Vogliamo leggere i testi e discutere con il governo e le commissioni parlamentari per spiegare le nostre ragione e ottenere le necessarie modifiche». Oggi Cgil, Cisl e Uil discuteranno di manovra in una segreteria unitaria: al termine verrà diffusa una valutazione comune sulle misure che il governo intende varare.
Prima di quello dei sindacati, oggi arriverà anche il giudizio dei mercati, all’apertura delle Borse: gli analisti non escludono reazioni molto negative dopo le prime critiche di Bruxelles alla nota di aggiornamento al Def. Gli occhi sono puntati sullo spread: venerdì scorso ha chiuso a 285 punti base, con il rendimento dei Btp decennali al 3,43%. Il vicepremier M5S Luigi Di Maio ostenta tranquillità: « In questi giorni ho capito che i mercati vogliono molto più bene all’Italia di quanta ne voglia l’Unione Europea».