La Commissione europea ha inviato una lettera con la «seria preoccupazione» di una «deviazione significativa dal percorso raccomandato dal Consiglio» dei governi, rispondendo a quella del ministro dell’Economia Giovanni Tria sulla nota di aggiornamento al Def con dentro un deficit al 2,4% nel 2019. Questa missiva di ammonimento informale di Bruxelles, firmata dal vicepresidente lettone della Commissione Valdis Dombrovskis e dal commissario francese Pierre Moscovici (in sintonia con il loro presidente lussemburghese Jean-Claude Juncker), in passato aveva scarsa rilevanza. Stavolta, pur rinviando la valutazione a dopo la presentazione della bozza di bilancio (entro il 15 ottobre) e aprendo a un «dialogo costruttivo», ha assunto un peso politico. Sarebbe un richiamo a un «aggiustamento strutturale dello 0,6% del Pil per il 2019», condiviso dai governi di Berlino, Parigi e degli altri Paesi guidati da partiti tradizionali, all’esecutivo populista M5S-Lega dei vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Nella serata di ieri fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che il governo rimane fortemente convinto della bontà delle misure che andranno a costituire la manovra economica e della volontà di avviare un dialogo.
La Commissione aveva confermato la prassi di non commentare sui conti pubblici italiani fino a quando non avrebbe valutato la bozza del bilancio 2019. Poi si è smentita con attacchi irrituali e pesanti di Juncker, Moscovici e Dombrovskis contro Roma, senza che la cancelliera Angela Merkel e il presidente Emmanuel Macron avessero da obiettare. Salvini, Di Maio e Tria hanno più volte replicato, ricordando l’inefficacia delle ricette Ue come gli sfondamenti del deficit di Germania e Francia. «L’Ue ha detto sì a manovre economiche che hanno impoverito e precarizzato l’Italia e, quindi, non mi alzo la mattina pensando al giudizio che del governo e dell’Italia hanno persone come Juncker e Moscovici, che hanno rovinato l’Europa e l’Italia», ha dichiarato ieri Salvini. Juncker da Vienna ha replicato con il rischio che Salvini «finisca per dover raccogliere un mucchio di macerie». Il leghista ha ribattuto che «le uniche macerie che dovrò raccogliere sono quelle del bel sogno europeo distrutto da gente come Juncker». Ha definito «incredibili e inaccettabili gli insulti che ogni giorno arrivano da Bruxelles». Ha poi escluso il sì al bilancio Ue in caso di tagli agli agricoltori. Di Maio ha opposto che le prospettive di crescita della manovra potrebbero andare «oltre le previsioni». Anche Tria si è detto «ottimista» sulla lunga trattativa da sviluppare con la Commissione (a livello tecnico) e i ministri dell’Eurogruppo/Ecofin (nella fase decisionale) perché «una manovra che aumenta moderatamente il deficit, nello stesso tempo consentirà di fare scendere il rapporto debito/Pil nei prossimi tre anni di 4 punti».