A un certo punto hanno deciso di fare le valigie. Di chiudere la fabbrica e di ritornare a casa, a Lamporecchio, 7.500 abitanti in provincia di Pistoia. Non erano valsi nemmeno i brevetti a difendersi dalla concorrenza sleale delle aziende di Stato che copiavano e vendevano sottocosto. Via dalla Cina, dunque. Correva l’anno 2012: in Italia imperversava la crisi e i fratelli Leporatti dovevano reinventarsi il futuro curandosi, al contempo, le ferite di una strategia d’internazionalizzazione che si era però rilevata un boomerang controproducente.
«Abbiamo lasciato, e abbiamo fatto bene: oggi vendiamo in tutto il mondo e siamo impegnati nel raddoppio dello stabilimento nella nostra storica sede. Testa e spalle sono e rimarranno ben salde nel made in Italy di qualità che piace all’estero», racconta Alessandro Leporatti, 62 anni, presidente della Sel Electronic la cui proprietà è condivisa col fratello Leonardo, 52 anni, alla direzione tecnica.
Nata negli anni Sessanta come fornitrice di impianti elettrici per la vicina industria conciaria e della carta, oggi l’azienda si appresta a incontrare la terza generazione industriale forte di un portafoglio di ordini che spazia dal Sudamerica al Medio Oriente fino alla Gran Bretagna per un controvalore, lo scorso anno, di 25,6 milioni di ricavi (+15% sul 2016). «La svolta – ricorda Leporatti – è avvenuta nel 1996, quando io e mio fratello abbiamo preso in mano il controllo dell’azienda e abbiamo abbandonato i vecchi prodotti per scommettere sulle apparecchiature di distribuzione elettrica di media tensione (in pratica tutto ciò che sta in una cabina elettrica eccetto i trasformatori, ndr). Abbiamo investito molto in tecnologia e oggi i nostri prodotti stanno nei più grandi parchi fotovoltaici del mondo, da quello realizzato da Enel in Messico a quello in via di costruzione ad Abu Dabi».
Quindi la decisione di scommettere sulla Cina e la successiva – obbligata – inversione a u. «Certo, ci spiace, ma stavamo regalando loro la nostra tecnologia. Se vogliono la qualità, se la vengano a cercare qui, in Toscana», insiste Leporatti. Oggi, partiti i lavori per il nuovo stabilimento gemello «sorgerà proprio di fronte a quello storico» -, la più grande sfida è quella dei talenti: «Non riusciamo a trovare ingegneri elettronici e meccanici di qualità. I migliori subiscono il fascino delle multinazionali. Ma forse sottovalutano la stabilità di una realtà famigliare sana e stabile in cui crescere e fare carriera».
*L’Economia, 28 maggio 2018