C’è un legame profondo tra aziende Champions e processi eccellenti: in sintesi, la maggior parte dei Campioni non lo è diventato per caso, bensì con il supporto di processi di prim’ordine, e in particolare delle cosiddette 4D (Demand, Development, Delivery e Deployment, ovverossia processi di vendita e gestione della domanda, sviluppo, produzione e logistica – o erogazione del servizio, e traduzione delle strategie in azione) di altissimo livello.
Potrebbero esistere, tuttavia, molte definizioni di «eccellenti», ovvero diverse modalità per ricercare efficacia ed efficienza; le imprese best in class dei primi decenni del ‘900, ad esempio, basavano il loro successo su concetti derivanti dalla scuola taylorista–fordista, difficilmente applicabili con buoni risultati nel mondo (e nel mercato!) odierno… Bene, ma qual è allora il modello adottato dai Champions? Una recente ricerca dell’Università di Padova e Cuoa Business School sembra venirci in aiuto. La ricerca, per quanto ancora limitata (campione di 150 aziende venete), fornisce un dato inconfutabile: tra le imprese analizzate, quelle con performance simili ai Champions adottano nella quasi totalità dei casi (21 su 24) pratiche lean a tutti i processi aziendali.
Che il sistema lean, e quindi la trasformazione dei processi in funzione del valore per il cliente, ottenuta attraverso l’eliminazione degli sprechi,migliorando costantemente e coinvolgendo l’intera organizzazione con approccio strategico – il tutto per incrementare le performance in termini di qualità, costi e, soprattutto, tempi – è un fatto già noto. Quello che, attraverso questo viaggio per l’Italia stiamo comprendendo è che i Champions, o molti di loro, fanno del lean una chiave essenziale, non sufficiente ma necessaria nel divenire imprese eccellenti e, quindi, di esempio per gli altri.
*Ceo Auxiell
Articolo pubblicato su L’Economia il 21 maggio 2018