L’Italia chiede all’Europa un «cambio» con più «crescita» e regole «uguali per tutti» i Paesi nel controllo sulle politiche di bilancio. Il premier Giuseppe Conte si è presentato con questa linea al Consiglio dei capi di governo sulle euronomine: indicando come candidato «ideale» per la presidenza della Commissione europea «quello che si predispone a ridiscutere le nuove regole sulla base di quello che ho scritto» nella lettera inviata (al mattino) agli altri 27 leader, al presidente polacco del Consiglio Ue Donald Tusk e a quello lussemburghese della Commissione Jean-Claude Juncker. In pratica Conte, che punta a ottenere solo un commissario Ue di peso economico, nella due giorni a Bruxelles è impegnato soprattutto a evitare il rischio di procedura d’infrazione per il maxi debito incontrando vari capi di governo (dalla cancelliera tedesca Angela Merkel al portoghese António Costa e al greco Alexis Tsipras), oltre a Tusk e Juncker.
Si è detto molto preoccupato sul negoziato tecnico con la Commissione Ue dopo il richiamo al «rispetto delle regole» del commissario francese Moscovici. Conte ha così anticipato che l’Italia ha conti pubblici che «vanno meglio del previsto», che «non vuole sottrarsi all’applicazione delle regole vigenti». Ma «questa volta contesto le stime (della Commissione, ndr) fuori dalla realtà». E che «nel Patto di stabilità e crescita c’è molta stabilità e poca crescita», mentre «dobbiamo lavorare per contrastare la disoccupazione, per il salario minimo, per lo sviluppo sociale». In questa chiave Conte ha lanciato un messaggio alla Merkel e al premier olandese Mark Rutte, che guidano i governi del Nord più rigidi sui vincoli Ue di bilancio, ricordando l’inerzia della Commissione sulle pluriennali violazioni di Germania e Olanda alla regola Ue sul «surplus commerciale» nelle partite correnti, che hanno un impatto negativo sulla crescita anche dell’Italia e di altri Paesi della zona euro. Ha poi attaccato il Lussemburgo di Juncker, l’Olanda e gli altri paradisi fiscali Ue per la «concorrenza che ci svantaggia». Conte ritiene ingiustificata una eventuale procedura Ue perché, nonostante la crescita molto più bassa, il deficit 2019 è stimato «al 2,1% e non al 2,5%» previsto dalla Commissione. In più ha evocato la disponibilità di circa 5 miliardi dal «congelamento già programmato di due miliardi» e da altri tre in arrivo «con risparmi di spesa e maggiori entrate»