Poche sere fa Wolfgang Schäuble, ex ministro delle Finanze di Berlino e oggi presidente del Bundestag, ha cenato con Antonio Tajani. È stato il presidente del Parlamento europeo, ieri a un evento organizzato dai partner italiani di Deloitte alla Biblioteca Solvay di Bruxelles, a riferire quel che gli ha detto il politico tedesco: «All’Europa e alla Germania serve un’Italia forte, questa è stata la raccomandazione di Schäuble», ha detto Tajani. Che ha continuato: «Ma per essere forti bisogna essere soprattutto credibili. Bisogna ridurre il debito pubblico e non farne ancora di più per produrre consenso clientelare. Bisogna che la politica italiana approfondisca i dossier europei per negoziare al meglio a Bruxelles, invece di dedicarsi a formulette».
Un test importante per Tajani è il negoziato sul prossimo pacchetto di bilancio europeo che parte nel 2020. «L’Italia quanto vuole contare?», si è chiesto. Una ricerca di Deloitte presentata ieri da Andrea Poggi mostra che il 94% degli italiani pensa che i fondi europei nel Paese siano stati utilizzati male, eppure il 65% pensa che l’Unione Europea non abbia fatto abbastanza per aiutare l’economia nazionale durante l’ultima recessione. D’accordo con Tajani sull’insufficiente attenzione dedicata dalla politica italiana ai negoziati europei anche David Sassoli del Pd, vicepresidente dell’Europarlamento. Enrico Ciai, amministratore delegato di Deloitte Italia, si è detto certo che l’intero Paese possa fare di più per far pesare la sua influenza in Europa.
Un dettaglio rivelatore in più lo ha aggiunto Enzo Moavero Milanesi, nel mettere in luce il rapporto contraddittorio del sistema Italia con l’Unione Europea: «Sulla questione dei rifugiati sicuramente abbiamo qualche ragione di sentire che i nostri partner non ci hanno aiutato abbastanza», ha osservato l’ex ministro agli Affari europei dei governi di Mario Monti e Enrico Letta. Il quale però ha aggiunto: «Noi come italiani possiamo dire di aver assolto alla nostra parte degli impegni che avevamo preso sulla riduzione del debito e del deficit?». Per Moavero l’appartenenza all’Unione Europea va vista come parte di un sistema complessivo di accordi, da non tenere separati gli uni dagli altri, anche perché i rapporti con gli altri governi sono sempre di natura «cooperativa e competitiva allo stesso tempo».
Più amaro di Moavero l’ambasciatore Maurizio Massari, che oggi è rappresentante permanente dell’Italia presso la Ue. «Il nazionalismo e il sovranismo non si avvertono solo nei Paesi d’Europa centro-orientale — ha detto — ma anche nei vecchi Paesi fondatori dell’Unione. In tutti i negoziati, un certo egoismo oggi è più forte di prima».